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Simone Celli (PS): "Il 2016 anno della ripresa? Difficile, manca un progetto di sviluppo complessivo"

9 gen 2016
Simone Celli (PS)
Simone Celli (PS)
Le conferenze stampa del Congresso di Stato di fine e inizio anno rappresentano un vero e proprio inno all'ottimismo.
"Il 2016 sarà l'anno della ripresa" affermano all'unisono i Segretari di Stato. Peccato che avrebbero dovuto esserlo anche il 2014 e il 2015 ed invece gli indicatori macroeconomici segnalano che la tendenza recessiva è proseguita anche nell'ultimo biennio.
Confido che il Governo abbia ragione e che questa possa effettivamente essere la volta buona. Sono passati oltre tre anni dal successo elettorale di Bene Comune e la legislatura si sta avviando verso la sua fase conclusiva, per cui o i risultati arrivano adesso oppure il fallimento sarà totale. Non nascondo un certo scetticismo verso la politica degli annunci e degli slogan che ha caratterizzato l'azione di una compagine di governo che ad oggi ha mostrato grosse lacune sul piano della crescita economica e del rilancio occupazionale.
Polo della moda a parte, non ci sono riscontri positivi rispetto all'insediamento di altri progetti imprenditoriali di alto livello e di respiro internazionale.
Ciò accade perché manca un reale progetto di sviluppo che miri a rendere competitivo il sistema economico sammarinese in un contesto globale dove non è più sufficiente puntare soltanto sul differenziale fiscale. La legge in materia di sviluppo e i successivi decreti attuativi hanno sicuramente delineato un timido passo in avanti nella direzione di far diventare San Marino più attraente e accogliente nei confronti di investimenti e capitali esteri. Ma non basta.
Occorre interrogarsi su quali sono i deficit strutturali che permangono e influiscono negativamente sulla competitiva di sistema.
L'eccesso di burocrazia, la scarsa efficienza della macchina pubblica, l'obsoleto regime delle imposte indirette, la farraginosa regolamentazione del mercato del lavoro, l'arretratezza delle infrastrutture tecnologiche, il potere concessorio del Congresso di Stato e di alcune Commissioni di natura politica, sono alcuni dei principali fattori di debolezza del sistema economico sammarinese.
È necessario dare al più presto risposte concrete a queste problematiche, perché è deleterio pensare di creare lavoro continuando a praticare la politica degli sgravi fiscali e contributivi "a pioggia" che già in passato hanno alimentato fenomeni distorsivi e dannosi per il Paese.
Un'ultima considerazione.
Si parla spesso, talvolta anche a sproposito, di legalità e reputazione come prerequisiti fondamentali su cui impostare la rinascita di San Marino. Perciò osservo con una certa apprensione la vicenda giudiziaria riguardante un esponente di spicco del nostro sistema bancario.
Non l'ho mai fatto e nemmeno in questa circostanza intendo abbandonare il garantismo che ritengo principio fondamentale di un avanzato stato di diritto che tutela l'individuo sottoposto ad azione giudiziaria.
Tuttavia esprimo l'auspicio che si apra una riflessione seria e approfondita sul piano politico, ricercando la massima condivisione sulla migliore soluzione possibile per salvaguardare l'interesse generale del Paese e ricordando ciò che è accaduto in precedenza quando ad essere coinvolti in situazioni analoghe furono rappresentanti della politica e di primarie istituzioni di garanzia.
Il moralismo non mi è mai piaciuto, ancor meno quello a doppia velocità.

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