Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura del 1997, ha condotto per anni ricerche sulla cultura popolare, indagando su testi in lingua volgare che ha tradotto e riadattato, fino a dare loro una versione teatrale con la forma delle cosiddette “giullarate”. I giullari recitavano nei mercati, nelle piazze, nei cortili e talvolta addirittura nelle chiese. E di giullarate è composto Mistero buffo, lo spettacolo più famoso di Dario Fo, oggi considerato un classico della letteratura teatrale del Novecento, che Mario Pirovano, porta in scena giovedì 25 gennaio alle 21 al Teatro Novelli (turno D altri percorsi). Il narratore-giullare Pirovano, storico interprete dei monologhi di Fo, propone quattro delle più appassionanti giullarate del Mistero buffo: La fame dello Zanni, storia di una fame atavica attraverso sproloqui e contorsioni da funambolo; La Resurrezione di Lazzaro, descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, vissuto come grande happening del tempo; Il Primo Miracolo di Gesù Bambino, racconto poetico tratto dai Vangeli apocrifi; Bonifacio VIII con un Pontefice rappresentato prima nella magnificenza della sua vestizione, poi nel suo incontro-scontro con Gesù.
Pirovano dal 1983 ha seguito per anni la compagnia Dario Fo-Franca Rame, lavorando come attore, assistente alla regia, direttore di scena. Dal 1991, pur continuando a seguire le tournée dei due artisti, Pirovano ha cominciato a portare sulle scene Mistero buffo, monologo che dal ’69 è stato rappresentato in oltre 5.000 allestimenti in Italia e all’estero. Uno spettacolo che fonda le sue radici nel teatro popolare, quello dei giullari, nella commedia dell’arte e nei misteri, intesi come rappresentazioni sacre.
Oltre ad essere stato collaboratore storico di Fo, Pirovano è anche traduttore dei testi del premio Nobel. A dicembre è uscita negli Stati Uniti la versione integrale del testo “Holy Jester! The Saint Francis Fables”, libro che contiene anche 40 dipinti realizzati da Fo che illustrano gli episodi della vita di Francesco d’Assisi.
"Mario Pirovano è un autodidatta di grandi qualità espressive – disse di lui Dario Fo - Per anni è stato ad ascoltare le mie esibizioni, ha seguito le lezioni e le dimostrazioni che davo ai giovani attori. Alla fine ha assimilato come un'idrovora tutti i trucchi e la ‘sapienza’ del mestiere al punto da poter arrivare ad esibirsi da solo con grande successo. Personalmente ho assistito ad una sua esibizione nell’Università di Firenze, Facoltà di Lettere. L'ho trovato eccezionale. Soprattutto non mi faceva il verso, non mi imitava. Dimostrava una propria carica del tutto personale, una grinta di fabulatore di grande talento. Ve lo offro sicuro che me ne sarete grati”.
Pirovano dal 1983 ha seguito per anni la compagnia Dario Fo-Franca Rame, lavorando come attore, assistente alla regia, direttore di scena. Dal 1991, pur continuando a seguire le tournée dei due artisti, Pirovano ha cominciato a portare sulle scene Mistero buffo, monologo che dal ’69 è stato rappresentato in oltre 5.000 allestimenti in Italia e all’estero. Uno spettacolo che fonda le sue radici nel teatro popolare, quello dei giullari, nella commedia dell’arte e nei misteri, intesi come rappresentazioni sacre.
Oltre ad essere stato collaboratore storico di Fo, Pirovano è anche traduttore dei testi del premio Nobel. A dicembre è uscita negli Stati Uniti la versione integrale del testo “Holy Jester! The Saint Francis Fables”, libro che contiene anche 40 dipinti realizzati da Fo che illustrano gli episodi della vita di Francesco d’Assisi.
"Mario Pirovano è un autodidatta di grandi qualità espressive – disse di lui Dario Fo - Per anni è stato ad ascoltare le mie esibizioni, ha seguito le lezioni e le dimostrazioni che davo ai giovani attori. Alla fine ha assimilato come un'idrovora tutti i trucchi e la ‘sapienza’ del mestiere al punto da poter arrivare ad esibirsi da solo con grande successo. Personalmente ho assistito ad una sua esibizione nell’Università di Firenze, Facoltà di Lettere. L'ho trovato eccezionale. Soprattutto non mi faceva il verso, non mi imitava. Dimostrava una propria carica del tutto personale, una grinta di fabulatore di grande talento. Ve lo offro sicuro che me ne sarete grati”.
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