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Tempo della propaganda o tempo della verità?

«Noi che non fummo sconfitti solo perché continuammo a tentare.» (Eliot, Quattro quartetti)

30 apr 2021
Tempo della propaganda o tempo della verità?

Sono giorni, questi, in cui siamo sollecitati a prendere posizione riguardo alla proposta di Referendum per introdurre, nella legislazione Sammarinese, il diritto all’aborto. E il dettato su cui i promotori chiedono una firma e poi il voto, introduce la possibilità dell’aborto ben oltre la 12ma settimana, fino quindi al nono mese di gestazione, cancellando l’idea che si tratti solo di un «grumo di cellule»: la vita del bambino nel ventre della madre non ha alcun diritto. Del resto è quello che sostengono pure i medici abortisti, che non si nascondono dietro le parole: si tratta di un essere umano, il dott. LeRoy Carhart chiama l’oggetto del suo intervento «Bambini. E io uso questa parola con le pazienti». Ma «Il bambino non ha voce in capitolo», così conclude. Molti sono coloro che pensano che sia inutile un impegno per contrastare queste affermazioni, oramai si ritiene che la vittoria del «Sì» al Referendum sia scontata e che quindi non c’è da fare altro che rassegnarsi alle «magnifiche sorti e progressive» che la società sta raggiungendo. Ma è proprio vero? Vorrei ricordare innanzitutto quanto all’inizio del suo pontificato ha affermato Papa Francesco, che ha sempre confermato la sua posizione: «Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno.» Ma vorrei anche ricordare che comunque l’impegno per la difesa della vita, qualunque sia poi il risultato referendario, è la grande occasione per crescere nella consapevolezza del bene e della verità. Questo impegno ci troverà migliori, e fieri di non avere sostenuto alcuna forma di disprezzo della vita umana, come hanno raccontato tempo fa coloro che, in Italia, si sono impegnati nella campagna per abrogare la legge 194 che legalizzava l’aborto: «Ci è capitato in questi giorni di sperimentare con evidenza la verità è quindi anche la razionalità della posizione umana che nasce dalla nostra fede. Mentre da ogni parte ci si affannava a coprire con argomentazioni sofistiche, con il chiasso della propaganda e con la prepotenza dei grandi manipolatori dell’opinione pubblica, l’evidenza del fatto che ogni uomo è un uomo, abbiamo avuto il coraggio di non nasconderci e di rendere con libertà e decisione quella testimonianza per l’uomo che è un privilegio ed un dovere di ogni cristiano e di ogni uomo vero. Nel fare questo si è dilatato il nostro cuore, si è rafforzata la nostra amicizia, è cresciuto intorno a noi il coinvolgimento di molti (…) Questa è la nostra vittoria. Il successo infatti lo dà il numero dei voti, la nostra vittoria invece è il cambiamento del nostro cuore e della compagnia attorno a noi, generata dall’obbedienza alla verità che abbiamo incontrato» (in S. Allevato -P. Cerocchi, La P38 e la mela, p. 188). In questo tempo in cui la propaganda contro la vita indifesa sembra essere la carta vincente, noi ci impegniamo nella testimonianza della verità, perché, se il successo «lo dà il numero dei voti, la nostra vittoria invece è il cambiamento del nostro cuore e della compagnia attorno a noi, generata dall’obbedienza alla verità che abbiamo incontrato». Per questo vale veramente la pena di impegnarsi, senza sconti né timidezze. «Molto da abbattere, molto da costruire, molto da sistemare di nuovo; / Fate che l’opera non venga ritardata, che il tempo e il braccio non siano inutili; / L’argilla sia tratta dalla cava, la sega tagli la pietra, / Nella fucina il fuoco non si estingua» (Eliot). E così la nostra terra della libertà sarà terra di combattenti per la verità, e quindi per la libertà e per la vita.
 Don Gabriele Mangiarotti


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