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Teodoro Lonfernini (Pdcs): "Di cambiamenti ancora pochi nell'aria politica"

10 ago 2017
Teodoro Lonfernini
Teodoro Lonfernini
Non c’è che dire, la politica ferragostana è sempre molto funzionale di più alle chiacchere che alla concretezza e sicuramente, anche io cadrò nella tentazione da buon attore politico, ma, anche nelle ultime giornate di lavori istituzionali, sono accaduti fatti che devono destare attenzione e perplessità.

La prima su tutte che desidero commentare è certamente l’uscita dall’aula ed il sottrarsi dai lavori Consigliari da parte di un gruppo come quello democristiano che non può esser preso con superficialità; una scelta dettata certamente dalle condizioni con cui siamo costretti a svolgere, anzi a NON svolgere, pienamente il nostro ruolo istituzionale, questo a causa dell’agire di una maggioranza, quella di “adesso.sm”, completamente assorbita e dedita più alla gestione del potere puro che al rispetto delle regole democratiche ed istituzionali.

Devo per onestà però chiarire che l’uscita dall’aula non è stata presa a cuor leggero e soprattutto non da tutti era condivisa; io per esempio ero tra coloro che sostenevano che la Democrazia Cristiana in quanto Partito che conosce ed applica le dinamiche pure della politica, non debba mai sottrarsi allo stesso confronto istituzionale, e sicuramente abbiamo generato nella opinione pubblica sentimenti diversi e cioè chi sostiene che è giusto rimanere fuori e chi sostiene che invece il nostro compito è stare dentro le istituzioni sempre e comunque; in buona sostanza dovevamo uscire solamente per il comma oggetto di assestamento di bilancio o meglio ancora solamente per la discussione del scellerato emendamento con cui si introduce, senza alcuna concertazione, l’assunzione di un debito pubblico da parte del nostro sistema Paese per la prima volta nella sua storia.

Ritengo che il debito pubblico renda il Nostro Paese più vulnerabile e quindi impensabile adottare scelte di questo genere a colpi di maggioranza; le forzature istituzionali non sono sintomo di forza e credibilità politica.

Sostengo e dico tutto questo senza alcuna strumentalizzazione e nessuna diversificazione maliziosa, ma solo per oggettività, noi non siamo né Rete né altri movimenti, noi non siamo coloro che urlano in piazza pensando che la politica debba spostarsi di luogo nel sostenere le proprie convinzioni politiche.

La seconda considerazione che merita di esser commentata è che a seguito della nostra azione in termini di protesta, più o meno condivisa, più o meno gradita, ma che rimane un fatto storico considerevole, la Reggenza, non ha ancora accolto la Nostra richiesta di poterLa incontrare; ritengo questo fatto spiacevole, in quanto rappresentiamo il gruppo di maggioranza relativa e non possiamo ricevere un trattamento cosi superficiale da un punto di vista istituzionale.

Il gioco della politica dobbiamo lasciarlo a momenti di cui solo qualcuno ne sente la nostalgia e non è di certo il sottoscritto.

La sintesi di questi ragionamenti porta sicuramente a ritenere le azioni giustificate, forse sia da una parte che dall’altra, ma sono anche il segno di una grande crisi di identità sia dei Partiti che delle istituzioni stesse, le quali forse non comprendono più o fingono di non comprendere, quale sia significativamente il proprio ruolo.

Siamo costantemente dinnanzi ad azioni o prese di posizioni “ridondanti”, dove nella maggior parte dei casi i problemi vengono eccitati ad arte; inutile avere come pretesto o come alibi la lotta contro la Democrazia Cristiana od altro gruppo storico del Nostro Paese; così il sistema non c’è la fa.

Per non continuare ad esser più il Paese delle contraddizioni o peggio ancora delle occasioni perdute dobbiamo fare, a partire dal mio Partito, un atto di grande consapevolezza se vogliamo davvero cambiare, e cioè : passare dal conflitto al confronto, essere tutti difensori di interessi generali e non particolari; ne saremo capaci? ed anche in previsione della festa della amicizia, momento importante del Nostro Partito, pongo questo interrogativo il PDCS ne sarà capace o lo vorrà veramente?

A questi interrogativi che avanzo da tempo, ancora ferme e puntuali risposte non le ho percepite o ascoltate, in termini sia di azioni che di convinzioni politiche; il PDCS per primo, a questo punto, deve dare quel segnale di grande cambiamento, altrimenti perché aver vissuto questo ultimo infelice periodo se non serve a farci risalire in maniera credibile!?

Buon ferragosto politico a tutti, con la speranza che il futuro vicino che ci aspetta sia decisamente più “ridondante” in positivo, piuttosto che ricco di azioni che affliggono ed avviliscono le istituzioni ed il nostro Paese tutto.

Comunicato stampa
Teodoro Lonfernini, Consigliere PDCS

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