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Trasformazione delle Poste in Spa: il coraggio di ammettere un fallimento

17 mag 2019
Trasformazione delle Poste in Spa: il coraggio di ammettere un fallimento

I dipendenti di Poste SpA stanno dimostrando grandissima coesione, senso di responsabilità e solidarietà proseguendo in maniera unita lo sciopero che è ormai giunto al quinto giorno. La CSU è al loro fianco, in maniera costante ed incondizionata: questi lavoratori in stato di agitazione stanno dimostrando ancora una volta quanto il Governo e la politica siano distanti dai problemi del mondo del lavoro e quanto sia difficile per chi governa ammettere il fallimento totale del progetto di trasformazione delle Poste in SpA. Va brevemente ricordato come si è potuti arrivare a questa situazione ingovernabile ed ingestibile. Il progetto originario nato nel lontano 2012 ipotizzava la strisciante trasformazione delle Poste in un soggetto para-bancario che avrebbe addirittura dovuto raccogliere risparmio, aprire conti correnti ed emettere obbligazioni: servizi ad oggi (per fortuna) mai partiti. Successivamente, nel 2013, in uno dei ben noti “blitz” che i vari Governi hanno attuato in sede di Legge Finanziaria, tra la prima e la seconda lettura, si da il via alla trasformazione dell’Ente Poste in Poste San Marino SpA: tutto ciò senza un articolato progetto di legge e senza alcun confronto con le parti sindacali. L’iter “anomalo” prosegue tra decreti delegati e delibere del Congresso di Stato, molte delle quali vanno a consolidare e legittimare la figura dell’onnipresente Direttore Generale, vero fil rouge e protagonista principale di tutta la “telenovela” di Poste SpA. I Governi cambiano e quando ci si accorge che nel passato sono state fatte scelte insostenibili, ingiustificabili e oltretutto onerose per la collettività - fortemente criticate dalla CSU e dalle Federazioni Pubblico Impiego – crediamo che dovrebbe esserci da parte della politica l’umiltà ed il senso di responsabilità di ammettere il sonoro fallimento dell’operazione Poste SpA. E invece cosa succede? L’attuale Governo, che non ha responsabilità dirette nella creazione delle Poste SpA e che quindi potrebbe correttamente rivedere questa decisione, tira dritto e promulga il Decreto Delegato n. 60 del 29 Marzo scorso. Con questa norma si sancisce definitivamente l’ingiustizia di creare posizioni lavorative con trattamenti diversi, infatti le nuove assunzioni dovrebbero avvenire non più tramite le norme del settore pubblico ma utilizzando il contratto dei servizi. Una ulteriore ingiustizia in un contesto di assoluta insostenibilità economica, organizzativa e rapporti sindacali. Ai 12 lavoratori che fino al 31 Marzo erano inquadrati nell’ambito della PA, è stata presentata la scelta di “prendere o lasciare”: o si passa nel contratto dei servizi o si va a casa ad ingrossare la folta schiera dei disoccupati! Questo è lo stile dirigenziale di chi governa Poste SpA e di chi appoggia politicamente queste scelte. I lavoratori hanno dovuto inevitabilmente accettare questa sorta di ricatto, ma la dignità e lo spirito di solidarietà ha fatto stringere il 95% degli addetti postali di Poste SpA a fianco di chi è stato colpito. Ieri pomeriggio la CSU, unitamente ad una delegazione di lavoratori di Poste SpA, ha incontrato i capigruppo consiliari, la richiesta avanzata agli esponenti della maggioranza e dell’opposizione è stata semplice e facilmente attuabile: ritirate immediatamente il Decreto n. 60/2019 e rivedete la scelta di trasformare le Poste in SpA! Una realtà che pesa sul bilancio pubblico non può permettersi un Direttore Generale (la cui retribuzione è ad oggi sconosciuta) ed un Consiglio di Amministrazione di cui non si conoscono né le remunerazioni né il costo complessivo. E’ inaccettabile che il Governo stia promuovendo la fusione con il Filatelico e Numismatico, con il solo fine di coprire le perdite di gestione di Poste SpA. E’ inaccettabile che vi siano lavoratori si serie “A” e di serie “B” con condizioni e trattamenti diversi, è inammissibile che si utilizzi – in maniera assolutamente discrezionale – lo status di azienda privata per lasciare gestire al Direttore Generale, le assunzioni del personale di Poste SpA dribblando le norme stringenti ed i concorsi pubblici che presiedono alle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. In tarda mattinata è pervenuta dalla Segreteria di Stato per gli Affari Interni la richiesta di incontro per la mattinata del 21 Maggio p.v. ed allegata una bozza contenente gli emendamenti modificati del Governo al Decreto delegato n. 60/2019. Evidentemente il messaggio – forte e chiaro – inviato dai lavoratori e dai Sindacati non è stato ben compreso dal Governo che si ostina a difendere lo status privato di Poste SpA: il Decreto n. 60/2019 va ritirato. E’ giunta l’ora di mettere fine ad un progetto che non ha senso né ragione di esistere: una volta tanto la politica dimostri di avere l’umiltà di ammettere un clamoroso errore e di saper mettere rimedio a quanto fatto! I lavoratori di Poste SpA sono già stati convocati dalla CSU per una assemblea fissata nella mattinata di lunedì nella quale verrà illustrata l’ultima proposta pervenuta dal Governo; coerentemente con quanto fatto sinora, gli addetti postali dichiarano di voler proseguire la loro mobilitazione, a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori!
 Le Federazioni Pubblico Impiego e Servizi della CSU


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