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Vicenda La Serenissima, Orlandoni Ceccoli scrive alla Consulta per l'Informazione, "Non smetta di scrivere"

13 mar 2022
Vicenda La Serenissima, Orlandoni Ceccoli scrive alla Consulta per l'Informazione, "Non smetta di scrivere"

Al Presidente Consulta per l’Informazione, Roberto Chiesa

Al Consiglio Direttivo della Consulta per l’informazione

In premessa desidero ringraziare il Presidente e il Direttivo della Consulta per l’informazione per la puntuale e tempestiva posizione assunta dopo la notizia del rinvio a procedimento penale di 8 cittadini che hanno semplicemente scritto articoli o commenti di vario contenuto e chiesto al giornale La Serenissima di pubblicarli. Sono stata rimproverata in questi giorni da due operatori del settore informazione “per aver scritto e chiesto di pubblicare il mio commento al giornale La Serenissima, testata che a loro parere non è conforme ai dettati della legge n. 211/2014.” Ho ribadito che non è mio compito controllare o verificare la legittimità di una testata giornalistica, perché ritengo che ci siano gli organi di controllo amministrativo, titolari di questa potestà. Vi assicuro che tutto ciò, in aggiunta al deferimento in sede penale, non è una situazione piacevole. Da alcuni anni ho assunto la decisione di riprendere gli studi in ambito economico. Osservando i fatti che avvengono nella comunità in cui vivo, effettuo delle riflessioni, in maniera saltuaria e garbata, scrivo dei commenti, che contengono analisi, evidenziazione di criticità e conseguenti proposte. Questi scritti li invio tramite email alle testate giornalistiche locali (Informazione, Repubblica La Serenissima, Fixing) on line (Libertas) chiedendo la pubblicazione degli scritti alla redazione. Talvolta invio per conoscenza i miei scritti e/o commenti ai partiti politici, ai sindacati, a poche associazioni e privati cittadini che conosco. Non ho mai percepito compensi in denaro o in altra forma e non desidero riceverli. Non sono una giornalista, non intendo svolgere questa professione. Sono una donna di 78 anni, che durante la sua vita ha svolto diversi ruoli professionali e penso di averli svolto discretamente bene. Ci ho sempre messo molto impegno, rigore e umanità. Il deferimento a giudizio penale per aver scritto sul giornale La Serenissima mi ha provocato confusione, ma non ho paura. Fatta questa premessa, mi rivolgo a voi, che rappresentate legittimamente la funzione di analisi e di verifica del settore dell’informazione, per chiedervi: come cittadina di questa Repubblica ho la facoltà di esprimere liberamente i miei pensieri, le mie analisi, i miei commenti e le mie proposte in forma scritta e posso chiedere la loro pubblicazione ai mezzi d’informazione sammarinesi, senza avere il timore di essere sottoposta ad azioni penali, censure o altre limitazioni? La domanda riguarda azioni sporadiche, ma sequenziali, senza compensi e senza rapporti di lavoro. Resta inteso che firmando gli scritti pubblicati sono responsabile del loro contenuto, per i criteri di dolo o colpa grave. Ma questo è un problema che è al di fuori dalla problematica del diritto di esprimere il proprio pensiero, garantito sia dall’art. 1 che dall’art. 6 della nostra carta di diritti. Chiedo di avere la vostra risposta in merito e chiedo che la posizione abbia la massima divulgazione in modo che tutta la comunità sammarinese abbia ampia consapevolezza dei propri diritti e libertà. In attesa, porgo cordiali saluti.

Orietta Ceccoli


Gentile Professoressa Orlandoni Ceccoli,

per il Presidente e il Direttivo della Consulta per l'Informazione avere ricevuto la Sua dell'8 marzo scorso è al contempo un onore e un sollievo. Onore perché le Sue parole, seppure nella loro eleganza e mai sopra le righe, rivelano la fondatezza di quanto da tempo gridiamo (a volte ascoltati, altre ignorati, altre ostacolati) dal nostro piccolo punto di osservazione. Onore e sollievo, dicevamo. L'onore di condividere appieno le Sue considerazioni, preoccupazioni comprese; sollievo per sentirci meno soli. Venendo alla spiacevole vicenda che La vede coinvolta, cioè il deferimento penale all'autorità giudiziaria per aver affidato alcuni Suoi scritti ad un quotidiano sammarinese, crediamo di avere adeguatamente espresso tutto il nostro sdegno nel comunicato del 22 febbraio scorso. La legge sammarinese attualmente in vigore prevede l'obbligo di iscrizione negli appositi registri per chi eserciti in Repubblica la professione di giornalista, e la Consulta per l'Informazione è da sempre in prima linea nel contrasto all'abusivismo. Chi fa il giornalista deve essere iscritto senza sotterfugi e dimenticanze troppo spesso bonariamente tollerate. Ma un libero cittadino che affida i propri pensieri ad una testata senza un rapporto di lavoro e senza professarsi giornalista, non può essere a nostro avviso confuso con chi esercita abusivamente. Può essere eventualmente chiamato a rispondere dei contenuti di quanto scritto insieme al Direttore che ha deciso per la pubblicazione, come pare piuttosto logico e civile che sia. Confidando che quanto successo a Lei e altri malcapitati cittadini sia frutto solo di un errore e che possa presto spegnersi la sirena dell'allarme, La invitiamo a non sospendere le Sue interlocuzioni con i media, convinti come siamo si tratti di un legittimo e insopprimibile diritto, fondamentale per l'arricchimento del confronto e del dibattito pubblico. Quanto agli “...operatori del settore informazione....” che le hanno rimproverato di avere scelto il giornale sbagliato, La invitiamo a segnalare l'accaduto all'Autorità Garante per l'Informazione. I consigli dei benpensanti sono , quelli sì, abusivi.

Con partecipata stima,

Il Consiglio Direttivo della Consulta per l’informazione





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