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Violenza sulla donne, solo con l'impegno di tutta la società si può sconfiggere

3 dic 2017
Nerina Zafferani
Nerina Zafferani
Ad una settimana dalla celebrazione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, che come ricordiamo si è celebrata lo scorso sabato 25 novembre, vorremmo tornare su questa tematica che purtroppo resta sempre di attualità. Forse pochi sanno che tale ricorrenza, che in Italia è riconosciuta dal 2005, è stata istituita dall’ONU nel 1999 in ricordo del brutale assassinio delle tre sorelle dominicane Mirabal, accusate di ribellione verso il regime del dittatore Trujillo.

In generale stiamo assistendo ad un preoccupante incremento di episodi di violenza e ci si indigna di fronte a tanta brutalità; si svolgono convegni, manifestazioni silenziose di piazza e si versano fiumi di parole, si rinnovano sentimenti di solidarietà verso le vittime della violenza, ma tutto questo è sufficiente per impedire azioni malvagie? Cosa si può fare per contrastare questa impennata di violenza che colpisce in primo luogo le donne?

A San Marino l’Authority per le Pari Opportunità ha istituito dei punti di ascolto per le donne ai quali potersi rivolgere in caso di necessità e ben sappiamo che “violenza” non è solo quella carnale, ma è anche quella che ferisce la sfera emotiva e psicologica, fino a determinarne gravi stati di malessere e sofferenza. Violenza sono anche gli atti di bullismo nelle scuole, violenza è quella subita dai minori, dagli anziani e anche da uomini.

La violenza è terribile sotto qualsiasi forma essa si manifesti, e chiunque siano le sue vittime. Ma chi sono le persone che praticano la violenza, compresi i ragazzi che commettono atti di bullismo verso i coetanei? Sono persone generalmente disturbate, a volte dedite all’alcool, prepotenti e vigliacche che esercitano il loro potere su chi reputano debole; in realtà i più deboli sono proprio loro, perché si esaltano ascoltando la pubblicità negativa dei media, perché sono incapaci di discernimento, di migliorarsi, e sono spesso insicuri, per cui riversano le loro frustrazioni sugli altri divenendone i carnefici, spesso mascherando la loro fragilità nell’aggressività.

Allora come agire? Come difendersi? E come aiutare le persone indifese, donne, bambini e anziani? Innanzitutto occorre distinguere il confine fra sentimenti e possessività. La violenza va messa al bando in ogni ambito della vita sociale e dei rapporti interpersonali, tutelando tutti i soggetti più esposti, e promuovendo precisi modelli etici e culturali in cui la stessa violenza rappresenti una pratica assolutamente intollerabile per la società. Anche per le persone violente, oltre all'azione di repressione e punizione, vanno previsti efficaci e duraturi percorsi di rieducazione e recupero sociale.

Nerina Zafferani
Responsabile Comitato Donne FUPS-CSdL

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