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7 agosto 1990, via Poma: 29 coltellate uccidono Simonetta Cesaroni

7 ago 2017
Simonetta Cesaroni
Simonetta Cesaroni
Un omicidio efferato mai risolto. È il cosiddetto delitto di via Poma. Una giovane ragazza di 21 anni, Simonetta Cesaroni, esce di casa in un pomeriggio afoso di agosto, per recarsi agli uffici dell'Associazione Italiana Alberghi della Gioventù a Roma. Qui lavora come contabile e il suo datore di lavoro le ha chiesto un'ultima verifica prima delle ferie. L'ufficio è deserto. Alle 17,35 riceve una telefonata, l'ultima, da una collega. Tra le 18 e le 19, incontra il suo carnefice che la colpisce violentemente fino a farle perdere i sensi, per poi accanirsi furiosamente sul suo corpo, con ventinove coltellate inferte con un tagliacarte. Non avendo notizie della giovane, i genitori di Simonetta iniziano a preoccuparsi. Alle 20,30 la sorella Paola raggiunge l'edificio e fa la macabra scoperta.

Alcuni abiti di Simonetta, fuseaux sportivi blu, la giacca e gli slip vengono portati via assieme a molti effetti personali che non saranno mai ritrovati. Lei viene lasciata nuda, con il reggiseno allacciato. Le chiavi dell’ufficio, che aveva nella borsa, vengono portate via.

Gli inquirenti si concentreranno su tre sospettati: i primi due sono il portiere Pietrino Vanacore (morto suicida nel novembre 2010) e Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle che abita nello stesso stabile, entrambi poi scagionati. Alla fine, grazie anche ai rilievi effettuati dal Ris di Parma nel 2004, il sospettato numero uno rimarrà Raniero Busco, fidanzato di Simonetta, dapprima condannato in primo grado nel gennaio 2011 e poi scagionato da una superperizia nel processo d'appello (27 aprile 2012). La definitiva pronuncia della Cassazione, nel febbraio 2014, lo assolverà dal reato di omicidio.

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