Amati: “I sammarinesi vanno difesi, non gettati in pasto alla pubblica opinione”

Per lui è arrivato il momento di mettere la parola fine ad una vicenda giudiziaria iniziata 7 anni fa: assoluzione perché il fatto non sussiste, questa la motivazione del Gup di Potenza, che chiude l'indagine esplosa nell'estate del 2006 ad opera del pm Woodcock che coinvolgeva addirittura Vittorio Emanuele di Savoia. Mario Amati approfitta del lieto fine anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Per molti mesi la mia famiglia è stata a disagio – dice – ora tutto è finito, ma spero si capisca che gli inquirenti a volte lanciano accuse anche con superficialità. Tanto è vero che fino a questo momento nessun sammarinese, nonostante le molteplici accuse, ha avuto una condanna. C'è dunque rammarico – prosegue – per le continue aggressioni che come sammarinesi abbiamo subìto, dalla mia vicenda in poi è stato un continuo susseguirsi di scandali, arresti, clamore mediatico, una vera e propria guerra che l'Italia ci ha mosso, eppure finora nessuna condanna. Spero serva per riflettere. Perché in molti, anche qui a San Marino, applaudivano quando emergeva qualcosa – aggiunge – ma ora spero si inizi a capire che non tutto quello che viene dall'Italia è buono. I sammarinesi vanno difesi, non gettati in pasto alla pubblica opinione. Spero anzi che la mia vicenda giudiziaria sia di buon auspicio per l'altra questione che la mia famiglia deve ancora affrontare”. Il riferimento è al processo che si aprirà il prossimo 19 giugno sui soldi depositati al Credito Sammarinese, che l'accusa ritiene siano della 'ndrangheta. “Spero che la mia assoluzione sia di buon auspicio – conclude Amati - Direi anzi che è già una fortuna avere la possibilità di poterci difendere all'interno di un processo”.

Francesca Biliotti

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