Arresto Stolfi: per gli inquirenti, un'organizzazione dedita alla corruzione, a partire dalle nomine diplomatiche

L'inchiesta che ha portato all'arresto di Fiorenzo Stolfi punta il dito contro l'organizzazione fortemente dedita alla corruzione, a partire dalle nomine diplomatiche fino al voto. All'interrogatorio fissato ieri intanto, l'ex segretario di Stato non ha risposto, chiedendo un rinvio per poter organizzare la difesa col suo nuovo difensore.

Ingerenza nelle istituzioni, condizionamenti per perseguire interessi propri e di terzi. E' un quadro desolante, quello dipinto dagli inquirenti, che così spiegano la sovrabbondanza di incarichi diplomatici conferiti senza apparente giustificazione, e funzionali solo a dare copertura a chi avrebbe potuto garantire fondi illeciti all'organizzazione. Vari diplomatici erano addirittura accomunati da traversie giudiziarie, e dubbi li sollevarono anche i Paesi accreditanti. Il Brunei si sorprese che San Marino fosse rappresentato dal greco Kallakis anziché da un diplomatico sammarinese. La Federazione Russa fece notare che per nominare Sarkissian ministro dell'ambasciata di San Marino, fosse prima necessario aprirne una. Horace Ngan, diplomatico suggerito da Claudio Podeschi, risultò privo di recapiti. Restis, per accreditarsi in Polonia, non aveva dichiarato le attività economiche svolte proprio in quel Paese, e per valorizzare le sue potenzialità, disse che “i polacchi amano viaggiare e promuoveremo San Marino come destinazione”. L'associazione, sempre secondo la magistratura, mirava ad acquisire il consenso elettorale grazie alla corruzione degli elettori. L'imponente massa di denaro convogliata in favore degli associati non è solo irregolare finanziamento ai partiti: per gli inquirenti i finanziamenti altro non erano se non il prezzo di accordi corruttivi, o del riciclaggio. Una pratica che ha compresso le libertà economiche fondamentali come la concorrenza: vedi telecomunicazioni e nuovi soggetti finanziari, la cui creazione fu occasione di dazioni milionarie. Fu Claudio Podeschi a riferire che servivano tanti soldi “per la campagna elettorale, perché bisognava pagare i viaggi dei sammarinesi che abitavano in Argentina e negli Usa”. Per questo, “una parte dei soldi derivanti dai libretti sono stati utilizzati per scopi elettorali, a vantaggio del partito”. I soldi destinati a comprare consenso però, per la magistratura, a loro volta provenivano da reati, finanziamenti illeciti, corruzione e riciclaggio. E Fin Project, al centro di tali condotte criminose, avrebbe agito come referente sia della mafia cinese che della 'ndrangheta, servendosi dell'enorme liquidità procacciata dalla prima per consentire alla 'ndrangheta di disporre di denaro, come testimonia la presenza di Giuseppe Vinciguerra, nome emerso quest'anno nell'operazione Tibet, a capo di un'associazione affiliata alla 'ndrangheta calabrese, che gestiva una banca clandestina nel nord Italia e diramazioni all'estero, tra cui San Marino.

FB

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