Arresto Stolfi: nell'inchiesta l'accusa alla magistratura che, anni fa, andò a rilento

L'inchiesta che ha portato all'arresto di Fiorenzo Stolfi è anche un atto d'accusa nei confronti della magistratura stessa che, anni fa, procedette a rilento con le sue indagini.

L'idea era sempre stata quella di realizzare una piazza finanziaria a San Marino. Ma, per gli inquirenti, il vero propulsore di questo obiettivo non furono grandi holding e facoltosi gruppi, bensì l'inadeguatezza dei presidi a tutela della legalità. Un'accusa già emersa subito dopo il primo, eccellente arresto di Claudio Podeschi, ed ora ribadito col secondo, eccellente arresto di Fiorenzo Stolfi. San Marino trascurava cosa stava avvenendo all'esterno, non si evolveva a livello normativo e pensava di “salvarsi” omologandosi alle istituzioni italiane, da dove infatti provenivano i vertici di Banca Centrale. Gli organismi internazionali avviarono procedure nei confronti di San Marino, che si ritrovò isolato. Nessuno sospettava nulla? Non esattamente: i primi interventi ispettivi nei confronti di Fin Project e Banca Commerciale, poste al centro della nuova inchiesta, iniziarono solo dopo le dimissioni dei vertici di via del Voltone. Le avvisaglie c'erano state anche prima, vedi una misteriosa “truffa” milionaria patita da Banca Commerciale tanto da causare la perdita del capitale sociale, ma dopo una blanda verifica non avvenne alcun rilievo verso l'istituto. Solo nel 2009 iniziò l'ispezione di Banca Centrale, e contestualmente iniziò anche una campagna mediatica contro l'attività di vigilanza. Anzi, in difesa di Fin Project si schierò anche una parte del Congresso di Stato che poi rassegnò le dimissioni. Qui entra in gioco anche la magistratura: gli attuali inquirenti ritengono che le indagini procedettero a rilento, e dopo un'ispezione che creò anche scalpore nell'opinione pubblica, iniziò una lunga stagnazione investigativa connotata da una involuzione degli accertamenti. Questi ultimi, anziché rivolgersi verso chi si celava dietro i vari schemi societari, ebbero ad oggetto i “prestanome”. Gli organi inquirenti vennero delegati alla predisposizione di complesse, ma sostanzialmente inutili, tabelle: ecco perché le indagini si protrassero per anni senza approdare a qualcosa di veramente concreto. Totale fu la segretezza sui nomi dei politici coinvolti, le indagini furono parcellizzate in molteplici procedimenti, intanto l'associazione criminale si rigenerava, gli associati migravano verso altri istituti finanziari e nuovi schermi societari, usati per dar corso ad ulteriori propositi criminosi.

FB

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