
Si sono dati appuntamento questa mattina davanti al Tribunale di Rimini armati di cartelli e striscioni, pronti a dare supporto al grido di “ingiustizia è fatta”, all'unico indagato dell'omicidio di Pierina Paganelli Louis Dassilva che – ribadiscono – non conoscono personalmente. Tutto è partito dal web, dal canale YouTube che da mesi segue con attenzione il caso di via del Ciclamino. A lanciare l'iniziativa il blogger Eduardo Palladino, arrivato dalla Sicilia per chiedere di abbandonare il preconcetto che il colpevole sia Dassilva “a prescindere”. “Siamo qui – spiega - perché a nostro avviso gli indizi, dato che di prove non si parla, sono stati interpretati in un modo aprioristico. C'era una convinzione iniziale che ci fosse una consapevolezza e di conseguenza tutto è stato letto in quella chiave, mentre probabilmente andrebbero fatte delle riflessioni a 360 gradi”. “Non c'è un comportamento imparziale della giustizia”, “Dassilva è stato tirato dentro”, “non c'è stata equità e trasparenza nel valutare gli indizi” - accusano all'unisono. Tra loro non c'è la moglie di Louis, Valeria Bartolucci. Si è preferito non coinvolgerla – spiega Palladino – per evitare “strumentalizzazioni”. "Non ci sentiamo di giudicare lo sparuto numero di persone che hanno sentito di manifestare in favore dell'indagato - in una nota iscrivono i legali della famiglia Paganelli - Monica e Marco Lunedei -, ma la distorsione mediatica dell'indagine che li ha portati a farlo. Solo il processo ci dirà se Louis Dassilva sia colpevole o innocente, ma chiunque conoscesse il reale contenuto del fascicolo d'indagine e i numerosi elementi di colpevolezza a suo carico non sarebbe lì a manifestare oggi". Intanto la Procura ha notificato la chiusura dell'indagine. Il capo di imputazione contestato dal sostituto procuratore Daniele Paci a Louis Dassilva è omicidio volontario. Quattro le aggravantI: i motivi abbietti, la crudeltà nei confronti della vittima, aver commesso il fatto in orario notturno e approfittando delle condizioni tali da ostacolare la privata difesa, ma soprattutto la premeditazione. Il 22 maggio i giudici del Riesame di Bologna dovranno esprimersi sulla nuova richiesta di scarcerazione presentata dai legali del 35enne senegalese Riario Fabbri e Andrea Guidi.