La Pasqua in Belgio, già amara per gli attentati di Bruxelles, si è ammantata di un nuovo lutto: la morte del giovane ciclista Antoine Demoitiè, avvenuta la notte scorsa in un ospedale di Lille, in Francia, dopo che il corridore della Wanty Gober era stato investito da una moto dell'organizzazione durante la Gand-Wevelgem. Un dramma che ha colpito lo sport più amato nel paese di Eddy Merckx e che ieri sembrava poter ridare un po' d'animo ad una nazione prostrata dalla violenza. L'incidente era subito apparso grave, ma la speranza di un miracolo si è infranta questa notte, aggiungendo il nome di Demoitiè, che aveva solo 25 anni, ai tanti ciclisti morti in gara - l'ultimo sempre un belga, Wouter Weylandt, al Giro 2011 - e rinfocolando le polemiche sulla sicurezza. Di sicurezza, prima della Gand-Wevelgem, una classica che apre la stagione delle grandi corse del Nord, si era parlato molto, ma ben altri motivi. Centinaia di migliaia di appassionati hanno seguito dal vivo tra grandi misure di sicurezza la corsa di ieri, che le autorità hanno autorizzato nonostante l'allerta generale. La vittoria è andata ad un nome atteso, lo slovacco campione del mondo Peter Sagan (Tinkoff), che ha battuto in volata il belga Vanmarke e il russo Kuznetsov. L'attenzione è andata però subito sull'incidente, è avvenuto a Sainte-Marie-Cappel, nelle Fiandre francesi, e alla sorte di Demoitiè, ricoverato in terapia intensiva nell'ospedale di Lille. In poche ore la situazione è precipitata ed è stata diffusa la notizia del decesso, mentre la famiglia ha autorizzato la donazione degli organi "salvando tre vite", come ha ricordato su Twitter un compagno di squadra. Il portavoce del team Wanty Gobert, Josè Been, ha parlato a difesa del motociclista: "Non si e' trattato di un impatto ad alta velocità: conosco quella persona, e' esperta, segue le gare belghe da 20 anni. Purtroppo c'e' stata una caduta di gruppo, la moto dietro aveva una velocità moderata e ha scartato le bici a terra, ma non e' riuscita ad evitare Antoine".
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