Conto Mazzini: le attenzioni della magistratura sammarinese su BCS

In una delle sue celebri arringhe consiliari, il professor Fernando Bindi, dalle fila di Alleanza Popolare, lo aveva definito il “Rasputin di Montefiore”, riferendosi alla grande influenza che il monaco russo esercitava sulla famiglia degli zar. Parlava di Giuseppe Roberti, arrivato con la corrente andreottiana, che negli anni ha saputo creare, e mantenere, una vasta rete di amicizie politiche trasversali a San Marino. Era il confidente e l'ispiratore di molti: alcuni partiti o movimenti sono nati dietro sua spinta. Console a disposizione, incarichi in Banca Commerciale, quella banca ora al centro di alcune scottanti inchieste. Roberti pare aver lasciato San Marino, amareggiato. Forse sa qualcosa del conto “Mazzini”, o forse no. Emilio Della Balda, presidente per un triennio, ricorda che “nel Cda questa storia non è mai venuta fuori, anche perché non è di competenza del Cda. Chiacchiere in giro – aggiunge – parlavano di un conto “Garibaldi”, ridendo. Ma forse il nome l'ho capito male io”. “Mazzini” o “Garibaldi”, alla fine poco importa: interessa sapere chi ha aperto il conto, soprattutto chi l'ha finanziato e per cosa è stato usato. Domande cui il tribunale sammarinese dovrebbe dare una risposta, forse grazie alle preziose informazioni contenute nel “libro nero” ritrovato nelle cassette di sicurezza della Finproject. Il caso è passato di mano, tutto è stato unificato per una migliore operatività. Magari anche una commissione d'inchiesta potrebbe far luce, visto quanto ottenuto col caso Fincapital. Il professor Bindi, da tempo a riposo dalla politica, riserva frasi amare: “Nulla mi meraviglia e nulla mi scandalizza – ci dice – Ho sostenuto tante battaglie e le ho perse, tutto quanto fatto a San Marino ci è stato imposto dall'esterno. E la vicenda Colombelli per la nostra immagine è pessima, ed è dir poco”. Già, perché anche il bonifico milionario diretto al Gruppo Mantovani era partito da Banca commerciale. Ma se legame c'è, è ancora tutto da scoprire.

Francesca Biliotti

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