Conto Mazzini, il peso delle tangenti sullo sviluppo della piazza finanziaria

Nuovi particolari inquietanti emergono dall'indagine sul conto Mazzini: spunta anche una tangente per acquistare la sede di Banca centrale.
Il peso delle tangenti ha influito negativamente sul tentativo di far nascere la cosiddetta piazza finanziaria. E' l'ipotesi degli inquirenti che anzi ritengono che il preteso rafforzamento del sistema bancario sia decisamente naufragato a causa delle mazzette. Perché, è l'accusa, il criterio usato per selezionare gli aspiranti banchieri era la disponibilità a pagare, non la loro professionalità. Nelle maglie della delicata inchiesta che da mesi seguono i commissari della legge Alberto Buriani, Antonella Volpinari e Simon Luca Morsiani, spuntano colpi di scena a ripetizione: come la tangente che si ritiene sia stata pagata per acquistare il palazzo di via del Voltone che tuttora ospita Banca centrale. Oltre 5 milioni di euro il prezzo d'acquisto, in base a un incarico conferito informalmente. Ci sarebbero anomalie nei pagamenti, fino ad una tangente da 600mila euro, che venne poi trasformata in un libretto al portatore prima, nel deposito in conti intestati alla società Penta Immobiliare poi, infine nell'acquisto di un loft in centro storico a Bologna, per 115mila euro. La vendita dell'immobile Penta Immobiliare l'avrebbe fatta a Pier Marino Mularoni, ex segretario alle Finanze: sono in corso accertamenti patrimoniali. “Ribadisco che tutto è secretato e personalmente non so nulla, sto leggendo tutto sui giornali – ci dice Mularoni – parlerò solo quando mi diranno esattamente di cosa sono accusato. Come persona informata dei fatti avevo già dato tutte le spiegazioni che ritenevo necessarie”. Gli inquirenti vanno avanti, altri soldi sarebbero finiti nelle mani di altri esponenti politici, ma per questi si sta procedendo separatamente.

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