Conto Mazzini: Stolfi ha reso dichiarazioni spontanee, interrogati Macina e Felici

Fiorenzo Stolfi è stato il primo a parlare. Un'ora e 17 minuti di dichiarazione spontanea, senza quindi sottoporsi alle domande del giudice e delle parti, per esporre argomenti a discolpa dell'accusa di riciclaggio e associazione a delinquere, per cui è imputato. In merito agli specifici capi di accusa che lo riguardano, l'ex leader socialista ha affermato che non è sua la firma per un trasferimento fondi da un libretto al portatore ad un altro, nonostante una perizia calligrafica d’ufficio abbia avuto esito contrario. Ha poi affermato che la licenza bancaria, da cui deriverebbe la presunta tangente pagata da Amati, è stata concessa quando lui non era piu’ al governo. Ha anche precisato di aver pagato la Porsche che l’accusa ritiene gli sia stata finanziata, in parte, dalla fondazione per la promozione e lo sviluppo. Stolfi ha ricostruito la sua carriera politica, ricordando che ottenne finanziamenti da imprenditori, per l'attività politica sua e del partito, perchè sostenevano il suo operato: “Nessuno può dire di aver dato a me denaro – ha dichiarato in aula – per avere una licenza”.
Gli ex leader del Partito dei Democratici del Psd Stefano Macina e Claudio Felici, accusati di riciclaggio, a differenza di Stolfi, si sono invece sottoposti alle domande delle parti. Incalzati, hanno ribadito che Felici ricevette da Giuseppe Roberti un libretto al portatore con 200mila euro per la campagna elettorale del 2006. “Roberti mi disse – ha affermato Felici – che quei soldi erano di imprenditori che sostenevano l'alleanza tra Psd e Pdcs”. Solo Macina, oltre a Felici – nel Psd - seppe che il tramitante di quei soldi era Roberti. Entrambi gli ex leader Psd hanno riferito che non chiesero chi erano gli imprenditori a loro sostegno, nonostante l'ingente cifra. Felici, rispondendo al Pf, ha poi ricordato che nonostante quel finanziamento, dopo le elezioni il Psd non diede vita all'alleanza con il Pdcs asupicata dai finanziatori.
Interrogata anche la ex tesoriera del Partito dei Democratici Mirella Frisoni. Ha dichiarato che gestì i libretti dove confluirono i 200mila euro fatti avere da Roberti, su incarico e disposizioni di Felici e Macina e soprattutto in occasione di feste del partito e campagna elettorale. I 79mila euro residui li trasferì, sempre su disposizione di Felici e Macina, su un suo corrente ma non ne ne fece mai usi personali.
L'udienza si è conclusa con l'interrogatorio dell'imprenditore edile Moris Faetanini, accusato di riciclaggio. Ha dichiarato che le sue relazioni economiche con Stolfi erano legate a compravendite di immobili per i famigliari dell'ex segretario di Stato.
L'udienza, questa mattina, si era aperta con gli avvocati di Giuseppe Roberti che hanno letto un memoriale del loro assistito in cui afferma che non ha mai preso tangenti ma solo compensi per la sua attività professionale. Il collegio difensivo di Claudio Podeschi ha invece sollevato eccezione di costituzionalità dell'articolo 147 del codice penale - sulle confische - richiamando la sentenza del collegio garante che ha decretato l'incostituzionalita' del 199 ter. Il Giudice Felici deciderà prima della prossima udienza del 12 aprile quando è atteso il deposito del memoriale annunciato da Gian Luca Bruscoli e l'interrogatorio di Romano Lenzi.

l.s.

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