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Dieci arresti dai carabinieri Ravenna per frodi informatiche

5 mar 2016
Dieci persone, di cui sette romeni, due napoletani e un comasco, sono state arrestate dai carabinieri martedì sera in un appartamento di Pinarella di Cervia, sul litorale ravennate, usato come centrale per il phishing. Spartendosi i compiti, i dieci in appena una decina di giorni erano riusciti attraverso una sofisticata truffa online a mettere le mani su circa 50 mila euro di almeno otto ignari correntisti sparsi per tutta Italia tra cui anche un laboratorio analisi della provincia di Siracusa. Gli inquirenti stimano che il giro di soldi così raggranellati potesse dunque essere milionario. In mattinata il Gip del Tribunale di Ravenna ha convalidato tutti gli arresti disponendo la custodia in carcere per otto indagati e l'obbligo di dimora per le due uniche donne del gruppo, entrambe romene. Ai loro arresti si è potuti arrivare grazie a un appuntato della Compagnia di Cervia-Milano Marittima che, libero dal servizio, mentre in un supermercato stava facendo la spesa, ha riconosciuto uno dei romeni poi arrestati in quanto latitante ricercato per furti. Ha dunque chiamato un collega brigadiere che si trovava nei paraggi anche lui libero dal servizio. E assieme hanno pedinato il romeno che era in auto con un italiano, arrivando così all'appartamento di un elegante residence del posto dove in quel momento stavano tutti e dieci. La casa è stata poi circondata da varie pattuglie del Radiomobile: al momento del blitz, i dieci erano attorno a un tavolo di fronte a quattro computer, poi sequestrati. Nell'alloggio c'erano pure numerose carte di credito, documenti falsi, documentazione bancaria di vario tipo oltre a sofisticati attrezzi per scassinare appartamenti, automobili e videopoker. Secondo quanto finora verificato dai carabinieri, il comasco forniva le conoscenze informatiche mentre i due napoletani si occupavano di reperire i documenti falsi con i quali aprire conti correnti su cui fare arrivare i bonifici dai conti presi di mira. I romeni si occupavano infine di aprire tali conti e poi di girare i soldi racimolati su altri conti all'estero. Finora sono state recuperate solo poche migliaia di euro.

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