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Ergastolo in Libia a Lolli: il suo avvocato spera nell'espulsione per riportarlo in Italia

Avvocato Antonio Petroncini: "Ci siamo attivati in tal senso e speriamo che presto si possano avere dei risultati"

23 set 2019
Giulio Lolli
Giulio Lolli

Giulio Lolli, in Libia da ormai 10 anni, per sfuggire alla Giustizia italiana, è stato condannato dalla Corte Penale di Tripoli all'ergastolo. Il suo avvocato tenta la strada dell'espulsione, per riportarlo in Italia.

Giulio Lolli, condannato all'ergastolo in Libia. La notizia è stata riportata oggi in prima pagina dal Corriere Romagna. L'ex patron della Rimini Yacht, originario di Bertinoro, si trovava in Libia da quasi 10 anni, dopo una rocambolesca fuga dall'Italia, dove era ricercato per un buco milionario della sua società e la truffa, reiterata, della vendita della stessa imbarcazione di lusso a soggetti diversi. In Libia Lolli era già stato arrestato ai tempi di Gheddafi su richiesta della giustizia italiana, per poi evadere durante la ribellione, convertirsi all'Islam e collaborare – secondo la giustizia di Tripoli - col gruppo armato “Consiglio Rivoluzionario della Shura di Bengasi”.

Si faceva chiamare Karim e si era rifatto una vita con una nuova compagna ma nell'ottobre 2017 era stato nuovamente arrestato. Da allora si trova nelle carceri di Tripoli e pochi giorni fa è arrivato l'ergastolo per “aver favorito la separazione tra libici e lo sviluppo della guerra civile”. A San Marino ha già una condanna per truffa a 5 anni e 6 mesi e, per Rimini Yacht, è stato condannato anche dal Tribunale di Bologna. È imputato o indagato, inoltre, in altri procedimenti, scaturiti dalle indagini del Pm Davide Ercolani della Procura di Rimini, che gli sta dando la caccia, da quando è iniziata la sua fuga.

L'avvocato Antonio Petroncini, che da anni segue le vicende giudiziarie di Lolli, punta a riportarlo in Italia: “Speriamo – ha dichiarato Petroncini a San Marino Rtv - sia possibile quanto prima riuscire a far venire Lolli in Italia perché sconti l'unica pena che ha avuto in Italia, da parte del Tribunale di Bologna... e che possa lasciare la Libia, ancorché sia stato condannato. Non ci sono accordi di estradizione con la Libia e dunque sarebbe una sorta di espulsione, verso lo Stato italiano. Ci siamo attivati in tal senso e speriamo che presto si possano avere dei risultati”.


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