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L'Espresso: terremoto, affari della 'ndrangheta sulle macerie

31 gen 2013
L'Espresso: terremoto, affari della 'ndrangheta sulle macerieL'Espresso: terremoto, affari della 'ndrangheta sulle macerie
L'Espresso: terremoto, affari della 'ndrangheta sulle macerie - La movimentazione delle macerie nei comuni dell'Emilia terremotata in mano a due ditte 'vicine' alla...
La movimentazione delle macerie nei comuni dell'Emilia terremotata in mano a due ditte 'vicine' alla 'ndrangheta e a un'altra bloccata dalla Prefettura di Modena per possibili condizionamenti dei clan. E' la denuncia contenuta da alcuni dossier in mano alla Procura antimafia di Bologna". Di questo scrive sull'Espresso il giornalista Giovanni Tizian (minacciato lui stesso da presunti esponenti mafiosi). "I rapporti parlano di 'utilizzo massiccio di mezzi per il trasporto delle macerie intestati a imprenditori 'vicini' alla mafia calabrese", si legge nell'articolo. "Le cosche del Crotonese sono quelle più attive al momento. Nel mirino degli investigatori, da quanto risulta a 'l'Espresso', ci sono gia' due imprese, che hanno rimosso oltre 32 mila tonnellate di macerie, ossia il 14%, sfiorando picchi del 26%. Entrambe "fanno capo ad Antonio Tipaldi e alla moglie, incensurati con parentele di peso. Antonio e' nipote di Pasquale Tipaldi, un imprenditore 'affiliato alla cosca Arena'. Gli Arena sono una dinastia potente, che da Isola Capo Rizzuto ha creato un impero criminale in Calabria, Emilia, Lombardia e Germania". Nei primi anni del secolo, prosegue Tizian, "si sono scontrati con un gruppo rivale, in una faida combattuta con kalashnikov e bazooka. L'ultimo delitto di questa guerra fu proprio l'uccisione di Pasquale Tipaldi, zio dell'uomo che rimuove le macerie. Storie che si intrecciano. Secondo i magistrati, la faida venne chiusa grazie alle mediazione di Michele Pugliese: e' il figlio di Franco, coinvolto nell'inchiesta su Gennaro Mockbel e immortalato in una celebre foto - pubblicata da 'l'Espresso' - mentre nel 2010 brinda con il senatore Nicola Di Girolamo, poi arrestato". Il monitoraggio per ora si è focalizzato sui contratti assegnati dalla Aimag di Mirandola, un colosso delle municipalizzate che ha gestito quasi il 70% di tutta l'operazione rimozione: si e' occupata di far portare via oltre 160 tonnellate di detriti. Raramente ha agito con camion di sua proprietà: si tratta di un gruppo che si occupa di rifiuti e gas, senza strumenti per fronteggiare una simile emergenza". Cosi' "ha affidato la missione ad altre ditte che a loro volta hanno noleggiato i mezzi. Ed e' in questo meccanismo di affitti che si sono infilate le aziende ritenute vicine ai clan calabresi, gli specialisti del movimento terra nei cantieri". L'Aimag, si legge ancora nell'articolo, "per esempio si è rivolta alla modenese Scaviter e alla mantovana Geco. A quest'ultima il 14 dicembre la Prefettura di Modena ha negato l'iscrizione alla White List, l'albo di fornitori e subappaltatori per la ricostruzione. "Sussistente e attuale il pericolo di infiltrazione mafiosa" che potrebbe condizionare le scelte della ditta per la "contiguità a esponenti della 'ndrangheta crotonese". Scaviter e Geco "hanno mosso quasi 70mila tonnellate di macerie. Metà è stata affidata ai camion della famiglia Tepaldi mentre una piccola quota, circa il cinque per cento, Aimag l'ha concessa alla Baraldi Spa, un nome di spicco in Confindustria dell'Emilia Romagna, anch'essa bandita dalla White List, con un provvedimento che segue l'interdittiva antimafia decisa dal prefetto di Modena un anno e mezzo fa".

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