Gatti in Tribunale per chiedere la scarcerazione o i "domiciliari"

Per la seconda volta dal 17 ottobre, giorno dell'arresto,Gabriele Gatti è uscito dal Carcere per partecipare all'udienza in Tribunale chiesta dai suoi avvocati per l'attenuazione della misura cautelare. Il Giudice di terza Istanza Emiliani deciderà entro 10 giorni.


Dopo 108 giorni di custodia cautelare, alle 8,25, pochi minuti prima dell'inizio dell'udienza di fronte al giudice di terza istanza Lamberto Emiliani, Gabriele Gatti si è presentato in tribunale accompagnato dai Gendarmi che l'avevano prelevato poco prima dal Carcere dei Cappuccini. All'uscita dall'auto l'accenno di un sorriso poi con passo deciso l'ex segretario di stato si è diretto alla porta d'ingresso. In aula il primo a parlare è stato il procuratore del fisco Roberto Cesarini che, a conclusione di un breve intervento, ha chiesto al Giudice Emiliani di respingere il ricorso presentato dagli avvocati Filippo Cocco e Paride Bugli perchè “manifestamente infondato”, e quindi la conferma dei provvedimenti dei commissari della legge inquirenti e del Giudice delle Appellazioni.
E' stata poi la volta dell'avvocato di Gatti, Filippo Cocco che ha argomentato in aula le sue tesi per circa mezz'ora. Cocco ha definito la formulazione del “non luogo a provvedere” una “negazione del diritto alla risposta”. Ha citato sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della Corte di Cassazione, contro la durata eccessiva della custodia cautelare e la proporzionalità della stessa. Ha inoltre sostenuto che i reati di riciclaggio e associazione a delinquere, imputati a Gatti, non potrebbero coesistere, secondo la normativa penale sammarinese. L'avvocato ha quindi chiesto al Giudice anche un controllo di legittimità dell'imputazione, oltre alla revoca o l'attenuazione della misura cautelare in carcere. E' stata poi la volta di Gabriele Gatti che ha reso una dichiarazione spontanea. L'ex leader Dc, rivolgendosi al Giudice, si è chiesto: “Perchè sono ancora in carcere? Come potrei inquinare le prove di reati che risalgono a 15 o 18 anni fa?”. Gatti, in relazione alla cena con Roberti di due anni fa, ha negato di aver complottato contro il Tribunale affermando, anzi, di aver fatto dichiarazioni pubbliche di stima della magistratura, durante l'indagine “Conto Mazzini”. Ha negato anche di avere influenze tali da poter condizionare l'operato dei giudici, a maggior ragione ora che è stato arrestato con un'ordinanza che ha definito “per il 98% politica e per il 2% giuridica”. “Mi terranno in carcere fino a quando confesso o fino a quando troveranno le prove dei reati? Non ho nulla da confessare e tutto quello che ho, ce l'ho a San Marino. Il tesoro all'estero non esiste” ha detto Gatti che ha anche lasciato intendere, nelle sue dichiarazioni, un'influenza del potere politico sulla decisione della magistratura di tenerlo in carcere. A questo punto il Giudice Emiliani l'ha interrotto e richiamato, ricordandogli il rispetto che è dovuto alle istituzioni e alla magistratura, poi ha chiuso l'udienza riservandosi di decidere entro i termini di legge di 10 giorni.
Durante il dibattimento è emerso che Gatti dal carcere ha querelato per diffamazione, alla Procura di Milano, Giuseppe Roberti, il giornalista di “Libero” Giacomo Amadori e il Direttore Maurizio Belpietro.


luca salvatori

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