Indagini concluse per il duplice omicidio di Mozzate: Dritan Demiraj e complici rischiano l'ergastolo

Nessun pentimento da parte di Dritan Demiraj, il 30enne albanese, panettiere, reo confesso dell'omicidio dell'ex convivente la 35enne Lidia Nusdorfi – albanese anche lei – e di Silvio Mannina. Inizialmente il quadro della vicenda si presentava oscuro e infatti si parlò del delitto di Mozzate, località lombarda in cui Demiraj accoltellò Lidia, madre di un suo figlio, il 1° marzo. Ma il fulcro dell'orribile crimine è stato a Rimini dove il giorno prima, e cioè il 28 febbraio, era stato ucciso, Silvio Mannina. Condotto con l'inganno e con la complicità di Monica Sanchi – che aveva promesso un incontro sessuale – a casa di Demiraj, Silvio Mannina è stato torturato,strangolato e ucciso a sangue freddo prima di essere avvolto in un telo e seppellito a Santarcangelo nella ex cava Incal System. L'obiettivo era far sparire il cadavere per poi attribuirgli l'omicidio di Lidia.
Un piano che è durato pochissimo. Demiraj è stato infatti identificato dalle telecamere di sorveglianza della stazione di Mozzate e ha ammesso l'omicidio. Poi gli inquirenti hanno scoperto che si trattava di duplice omicidio e che c'erano dei complici: Monica Sanchi, lo zio di Dritan Sadik Dine – che ha partecipato all'omicidio di Mannina e messo a disposizione l'auto per andare a uccidere Lidia - e un 17enne albanese ospite di Dritan che ha preso parte attivamente ai crimini contestati: l'unico dei 4 complici che non rischia l'ergastolo, solo perchè minorenne all'epoca dei fatti.

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