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Maxi evasione: l'imprenditore pesarese avrebbe utilizzato più banche sammarinesi per i depositi

22 mar 2013
Maxi evasione: l'imprenditore pesarese avrebbe utilizzato più banche sammarinesi per i depositiMaxi evasione: l'imprenditore pesarese avrebbe utilizzato più banche sammarinesi per i depositi
Maxi evasione: l'imprenditore pesarese avrebbe utilizzato più banche sammarinesi per i depositi - Collaborazione fondamentale quella di San Marino per individuare la maxi frode fiscale da 150 milion...
Collaborazione fondamentale quella di San Marino per individuare la maxi frode fiscale da 150 milioni di euro, messa a segno da un gruppo di persone che operavano nel settore del mobile. Secondo gli inquirenti avrebbero utilizzato 5 banche sul Titano.
Aveano aperto conti correnti in più banche della Repubblica, in alcune di queste avevano pensato di utilizzare le cassette di sicurezza almeno due. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti la vicenda prenderebbe le mosse da uno dei più noti mobilieri del pesarese, Domenico Londei, titolare della Lomarpref srl di Urbino, specializzata nella produzione di pannelli prefabbricati per la costruzione di mobili. L'organizzazione avrebbe utilizzato 5 istituti di credito con sede sul Titano e non solo i due di cui hanno ottenuto le contabili del movimento di denaro. Non sarebbero state aperte lì, infatti, le cassette di sicurezza, il cui contenuto è ora al vaglio della Guardia di Finanza. La segretaria dell'imprenditore pesarese, saliva sul Titano per versare contanti e assegni sulle diverse banche e per conservare invece i vari documenti nelle cassette di sicurezza, sequestrate grazie alla rogatoria internazionale e alla collaborazione con il tribunale sammarinese.
Da ricostruire c'è il castello di società e di operazioni messe a punto per frodare il fisco italiano. Come noto l'organizzazione faceva fatturare alle società di comodo aperte in diverse città italiane e in Tunisia, forniture ingenti per l'acquisto di materie prime, destinate alla produzione di semilavorati che venivano poi venduti ai produttori di mobili del pesarese. Era la società fittizia di Salerno, poi, ad emettere false fatture per equilibrare i bilanci. Le indagini hanno impegnato le Fiamme Gialle per almeno tre anni, necessari per ricostruire il fantasioso giro di documenti e di versamenti bancari. Alle dieci persone coinvolte viene mossa l'accusa di associazione a delinquere e contestati una serie di reati di carattere fiscale.

Sergio Barducci

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