Non era Mafia Capitale: per i giudici decade l'associazione di stampo mafioso

A Roma arriva la prima sentenza del processo battezzato “Mafia Capitale”: per la Corte l'accusa di associazione mafiosa decade. I due protagonisti, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, condannati a 20 e a 19 anni.

Non era un'associazione di stampo mafioso, ma una semplice, si fa per dire, criminalità organizzata. E' la prima verità stabilita dalla decima Corte del Tribunale di Roma presieduta da Rossana Ianniello che ha concluso il primo processo nato dall'inchiesta “Mondo di mezzo”, che ha scoperchiato corruzione e malaffare nella politica romana e nella gestione della città, per questo ribattezzata “Mafia Capitale”.
Ma di mafia, secondo i giudici, non si può più parlare.
230 udienze, col processo iniziato a fine 2015, 46 imputati di cui 16 con l'aggravante del metodo mafioso. Dominus dell'organizzazione, per l'accusa, Massimo Carminati, in carcere a Parma in regime di 41 bis, ex Banda della Magliana, ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari. Per lui l'accusa aveva chiesto 28 anni, gliene sono arrivati 20. 19 al suo socio, Salvatore Buzzi, 11 anni al braccio destro di Carminati Riccardo Brugia. All'uomo chiave della giunta Alemanno, a capo di Ama, società che gestisce i rifiuti a Roma, Franco Panzironi, 10 anni. 11 anche a Luca Gramazio, già consigliere comunale Pdl e in Regione. 6 anni a Mirko Coratti, Pd, ex presidente dell'assemblea capitolina. Sei anni e mezzo a Luca Odevaine, ex componente del Tavolo di coordinamento nazionale sui migranti del Viminale. A febbraio il gip aveva archiviato 113 posizioni di indagati a vario titolo e in vari filoni dell'inchiesta: tra questi, l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e l'attuale presidente della Regione Nicola Zingaretti. Presente in aula anche la sindaca Virginia Raggi poiché il Comune di Roma è parte civile.
Comune che continua a far parlare di sé e non positivamente: secondo la Procura, e dopo i maggiori controlli proprio a seguito dell'inchiesta, risultano 70 dirigenti su 190 in organico indagati dalla magistratura per i motivi più vari, quasi il 40% del totale.

Francesca Biliotti

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