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"Passaportopoli": per gli inquirenti nomine diplomatiche in cambio di tangenti o affari

29 ago 2017
Il Tribunale sammarinese"Passaportopoli": per gli inquirenti nomine diplomatiche in cambio di tangenti o affari
"Passaportopoli": per gli inquirenti nomine diplomatiche in cambio di tangenti o affari - Tanti i nomi proposti da Podeschi sui quali erano state avanzate perplessità, poi tutti revocati, tr...
Incarichi diplomatici in cambio di tangenti o affari. Una vera “passaportopoli”: la ipotizzano gli inquirenti, riferendosi al nuovo rinvio a giudizio per Claudio Podeschi.

Il deciso giro di vite sui criteri di nomina del corpo diplomatico arrivò a metà 2013, dopo una raffica di revoche. Non erano infatti stati pochi i casi balzati agli onori delle cronache per fatti tutt'altro che inerenti alle abilità diplomatiche. Alcuni fatti e nomi sono sottolineati dagli inquirenti sammarinesi che hanno nuovamente rinviato a giudizio Claudio Podeschi e Biljana Baruca. L'accusa è che alla base di gran parte delle proposte di nomina diplomatica avanzate da Podeschi, ci fossero tangenti e la prospettiva di lucrosi affari. Una vera e propria “passaportopoli” insomma, dagli indubbi vantaggi per i beneficiari, non ultimo quello di evitare i controlli doganali.
Tra i nomi emersi, tutti hanno visto la revoca dell'incarico, ad eccezione di Yosef Gershon, che risulta tutt'ora ambasciatore a disposizione in Israele: per gli inquirenti dietro la nomina si celavano non dichiarati affari con Podeschi. L'ambasciatore avrebbe anzi assunto un ruolo di coordinamento di un gruppo di investitori interessati ad acquisire il pacchetto di maggioranza di Credito Sammarinese.
Altri nomi legati a Podeschi: Phua Wei Seng, ambasciatore non residente di San Marino presso il Montenegro, e Victor Restis, ambasciatore in Polonia. Quest'ultimo, per accreditarsi, non aveva dichiarato le attività economiche svolte proprio in Polonia e, per valorizzare le sue potenzialità, disse che “i polacchi amano viaggiare e promuoveremo San Marino come destinazione”. Uno slogan apparso deboluccio agli inquirenti, ritenuto forse frutto di un lavoro non esattamente professionale. Altro nome ricorrente, quello di Achilleas Kallakis: nominato poi revocato da parecchi incarichi diplomatici, dalla Repubblica Ellenica alla Thailandia al Brunei. A tal proposito, all'epoca il Brunei si sorprese che San Marino fosse rappresentato da un cittadino ellenico anziché sammarinese. Tra i nomi più vicini a quelli di Podeschi e Baruca c'è Armen Sarkissian, insignito di incarico diplomatico senza che fosse evidenziato o noto qualche merito specifico. Anzi, la Federazione Russa fece notare che per nominare Sarkissian ministro dell'ambasciata di San Marino, fosse prima necessario aprirne una. Horace Kit Keung Ngan, suggerito da Claudio Podeschi, risultò privo di recapiti. Per l'accusa a questo elenco si aggiungono anche i nomi di Lucio Amati, Marziano Guidi, Giuseppe Roberti e Gian Luca Bruscoli. Ma nel corso degli anni vi sono stati altri incarichi revocati, non collegati a questa indagine: il conte Enrico Maria Pasquini, condannato per il caso Smi; William Ambrogio Colombelli, arrestato in Italia per l'indagine “Chalet”. E ancora Sir David Barclay, Rifaat Ahmed Abdel Karim, Marco Gozzoli. Fece scalpore anche il caso di Gianluigi Carrirolo, per un processo poi archiviato. In un filmato fatto circolare, Carrirolo chiedeva il consolato in Libia come contropartita ad un centinaio di voti che avrebbe potuto fornire al Partito Socialista.

Francesca Biliotti

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