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Progettavano di rubare salma di Enzo Ferrari, sgominata banda

28 mar 2017
Enzo Ferrari
Enzo Ferrari
Sono 45 complessivamente le persone coinvolte fra quelle arrestate, ai domiciliari, con obbligo di dimora e denunciate. Dall'attività investigativa sono emersi, sostanzialmente, due distinti (seppure tra loro collegati) filoni d'indagine: da un lato quello riguardante le attività illecite di Graziano Mesina (condannato a 30 anni nel dicembre scorso per essere a capo di una banda di trafficanti di droga), dall'altro i traffici sempre di stupefacenti di esponenti campidanesi e barbaricini. E' quanto è stato spiegato in una conferenza stampa nel Comando carabinieri di Nuoro durante la quale sono stati forniti i dettagli dell'operazione. Nel corso dell'attività investigativa sono stati sequestrati in vari anni rilevanti quantità di cocaina e marijuana, ma anche armi (fucili, mitragliatori, pistole). In particolare il principale canale di approvvigionamento delle armi di quello che viene considerato la figura di spicco dalla banda, Antonio Mereu, di Orgosolo, arrivava tramite un noto armaiolo/perito balistico che a sua volta, sfruttando la sua professionalità e le sue conoscenze, era riuscito a attivare un ininterrotto canale di approvvigionamento di armi da una struttura dell'Esercito, grazie alla complicità di un militare ed un impiegato civile del ministero della Difesa. Il sistema criminale - hanno sottolineato i carabinieri - era incentrato sulle procedure di rottamazione delle armi del 15/o Ce.Ri.Mat. (Centro Rifornimenti e Manutenzione) dell'Esercito di stanza a Padova. L'armaiolo Renato Bazzan e suo figlio Willy (entrambi arrestati), il primo capo squadra dei Vigili del Fuoco di Padova ed il secondo pompiere 'discontinuo', attraverso il luogotenente Giuseppe Mattei ed il dipendente Paolo Paris, entrambi in servizio al 15/o Ce.Ri.Mat., trafugavano armi intere o parti che poi venivano consegnate a Renato Bazzan. Questi a sua volta le rendeva clandestine modificando la matricola. Successivamente le armi venivano cedute anche a Mereu che a sua volta le immetteva nel mercato clandestino sardo e calabrese. Le armi venivano utilizzate anche quale corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla 'Ndrangheta ed inviate per lo smercio in Sardegna.

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