Undici cittadini romeni, tra cui due donne, sono stati arrestati dai carabinieri nell'ambito di un'indagine contro la prostituzione in strada. Gli undici, attivi anche a Bologna, Lodi, Cremona e Milano, sono accusati in particolare di fare parte con ruoli differenti - chi promotore e chi semplice affiliato - di un'associazione che controllava la prostituzione sull'intero tratto romagnolo della Statale 16 Adriatica. Sette di loro sono destinatari di un provvedimento di carcerazione chiesto dal Pm Alessandro Mancini che ha coordinate le indagini dell'Arma ravennate scattate circa un anno fa. Per gli altri quattro sono stati chiesti i domiciliari. Contestualmente alle applicazioni delle misure cautelari, sono stati sequestrati beni per un milione di euro distribuiti tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Lodi.
Le indagini erano partite nel 2015 dalla denuncia di una prostituta. In totale sono una trentina le lucciole coinvolte nel giro, di cui circa venti già identificate. Secondo le verifiche dei carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima e del nucleo Investigativo, sette degli 11 accusati sono tutti romeni di origine nomade imparentati tra di loro e attivi nella gestione di prostitute in varie città d'Italia (Bologna - in cui operavano nelle zone Fiera, Aeroporto e Pilastro - Rimini, Cremona, Lodi e Milano). Uno e' ancora latitante, gli altri sono in carcere; devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Gli altri quattro indagati sono cittadini di origine bulgara che da tempo gestivano le piazzole sulla Statale Adriatica in Romagna e ai quali i romeni versavano 100 euro al giorno (o 500 alla settimana) per ragazza. Per loro l'accusa e' di concorso nello sfruttamento: solo uno di loro - una donna di vertice che abitava a Cesenatico (Forlì-Cesena) - si trova in carcere. I bulgari erano già stati fermati a giugno durante regolamenti di conti con lucciole. Le prostitute, spesso reclutate via Facebook, venivano controllate di persona con appostamenti ad hoc oppure tramite whatsapp con specifico gergo. Cinque dei romeni sono stati bloccati durante una festa in un locale di Codogno (Lodi); il sesto a Forlì, città nella quale perlopiù vivevano con le famiglie e alto tenore di vita. L'operazione è stata del resto battezzata Impero, proprio per i fasti che caratterizzavano la vita dei sospettati. Tra i beni sequestrati per 1,5 milioni di euro figurano tre auto di lusso del valore di 100mila euro, un appartamento e vari sacchetti di contanti trovati nelle abitazioni degli indagati e custoditi dalle mogli.
Le indagini erano partite nel 2015 dalla denuncia di una prostituta. In totale sono una trentina le lucciole coinvolte nel giro, di cui circa venti già identificate. Secondo le verifiche dei carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima e del nucleo Investigativo, sette degli 11 accusati sono tutti romeni di origine nomade imparentati tra di loro e attivi nella gestione di prostitute in varie città d'Italia (Bologna - in cui operavano nelle zone Fiera, Aeroporto e Pilastro - Rimini, Cremona, Lodi e Milano). Uno e' ancora latitante, gli altri sono in carcere; devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Gli altri quattro indagati sono cittadini di origine bulgara che da tempo gestivano le piazzole sulla Statale Adriatica in Romagna e ai quali i romeni versavano 100 euro al giorno (o 500 alla settimana) per ragazza. Per loro l'accusa e' di concorso nello sfruttamento: solo uno di loro - una donna di vertice che abitava a Cesenatico (Forlì-Cesena) - si trova in carcere. I bulgari erano già stati fermati a giugno durante regolamenti di conti con lucciole. Le prostitute, spesso reclutate via Facebook, venivano controllate di persona con appostamenti ad hoc oppure tramite whatsapp con specifico gergo. Cinque dei romeni sono stati bloccati durante una festa in un locale di Codogno (Lodi); il sesto a Forlì, città nella quale perlopiù vivevano con le famiglie e alto tenore di vita. L'operazione è stata del resto battezzata Impero, proprio per i fasti che caratterizzavano la vita dei sospettati. Tra i beni sequestrati per 1,5 milioni di euro figurano tre auto di lusso del valore di 100mila euro, un appartamento e vari sacchetti di contanti trovati nelle abitazioni degli indagati e custoditi dalle mogli.
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