Per 2 anni gli abitanti di Manbij – centro strategico vicino al confine con la Turchia -, hanno dovuto sopportare la dura legge del Califfato. Comprensibile, allora, l'enorme gioia che ha salutato la liberazione della città, dopo oltre due mesi di assedio, da parte delle cosiddette Forze democratiche siriane, a guida curda. I miliziani dell'ISIS, in rotta, hanno liberato 2.000 civili, che sarebbero stati utilizzati, fino a quel momento, come scudi umani. E' stata una battaglia durissima. Nel corso degli scontri sarebbero rimasti uccisi anche 438 civili; 205 di questi a causa dei bombardamenti della Coalizione internazionale a guida americana, che ha agito dunque in modo tutt'altro che chirurgico. Ci si chiede ora come reagirà la Turchia, che vede materializzarsi il suo peggior incubo: la formazione di un'entità territoriale curda, sostanzialmente autonoma, in Siria, capace in prospettiva di saldarsi al fronte irredentista del kurdistan turco. Decisiva sarà la posizione della Russia, che nel frattempo continua, dal cielo, a martellare le forze del DAESH a Raqqa. Distrutto un deposito di armi chimiche. Intanto prosegue l'offensiva dell'Esercito siriano – contro le formazioni jihadiste – a Latakia e nella sacca di est Ghouta, nella periferia di Damasco. Resta estremamente confusa, invece, la situazione a sud-ovest di Aleppo. Dove le forze pro-Assad, sostenute da milizie di Hezbollah, stanno combattendo duramente contro le formazioni qaediste, che nei giorni scorsi avevano aperto una piccola breccia nell'accerchiamento della zona della metropoli ancora in mano alle forze anti-governative.
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