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Siria: un "patto scellerato" per consentire l'evacuazione delle milizie ISIS da Raqqa

16 nov 2017
Isis in Siria
Isis in Siria
“C'erano 47 camion e 13 bus; e i miliziani dell'ISIS hanno portato anche i propri veicoli. Il nostro convoglio era lungo 6-7 chilometri. Abbiamo portato via circa 4.000 persone, anche donne e bambini”. Questa una delle testimonianze – di camionisti civili siriani - raccolte dal corrispondente britannico Quentin Sommerville. Voci di questo tipo circolavano da giorni; ora – a parlarne – non è un sito complottista, ma la BBC. Nelle fasi finali dell'assedio a Raqqa fu stipulato un accordo che doveva rimanere segreto, e che ha permesso l'evacuazione di migliaia di tagliagole del DAESH, tra i quali molti foreign fighters, dalla città assediata. L'intesa – ha accertato l'inchiesta – fu siglata dalle cosiddette Forze democratiche siriane, a maggioranza curda, con l'avallo – e questo è uno degli aspetti più scabrosi della vicenda - degli Stati Uniti e del Regno Unito. Potenze che avevano sempre sostenuto di voler annientare l'ISIS; proprio Washington, invece, avrebbe in questo caso impedito all'aviazione russa di bombardare le colonne jihadiste. Il grosso dei miliziani di Raqqa si sarebbe così diretto, indisturbato, verso l'ultima roccaforte del Califfato in Siria: Abu Kamal, al confine con l'Iraq; da giorni teatro di scontri sanguinosi tra Governativi e Stato Islamico. Lo spostamento di truppe – reso possibile da questa sorta di patto scellerato - avrebbe insomma finito per ostacolare l'offensiva dei regolari siriani. Altri jihadisti si sarebbero recati in Turchia, suscitando la reazione sdegnata di Ankara, da tempo – ormai – in rotta di collisione con l'alleato americano. Che qualcosa di pericoloso, stia nuovamente bollendo in pentola, nello scacchiere mediorientale, sembrerebbe anche dimostrato dall'oscura vicenda delle dimissioni del premier libanese Hariri; una scelta in realtà imposta – secondo vari analisti – dall'Arabia Saudita, per delegittimare un alleato strategico dell'Iran come Hezbollah. Il Primo Ministro dimissionario ha accettato intanto l'invito, a recarsi a Parigi, da parte di Macron. Il suo ritorno a Beirut è previsto nei prossimi giorni.

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