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Tribunale: Terry Peter Paul Sinnott condannato ad 8 mesi di prigionia per calunnia

Nuova condanna, a San Marino, per il “Re del lusso”. Di oggi anche la notizia di un rinvio a giudizio per una evasione fiscale milionaria

2 mag 2019
Il resoconto giudiziario
Il resoconto giudiziario

A quanto pare, se oggi si fosse presentato, avrebbe rischiato l'arresto al termine dell'udienza. Per il gioielliere di origini irlandesi Terry Peter Paul Sinnott, insomma, San Marino è ormai territorio off limits. Già condannato – 3 anni fa – per offese all'allora Segretario di Stato Arzilli; questa mattina doveva rispondere del reato di calunnia. Nel 2015 aveva infatti denunciato il 36enne bolognese Andrea Stanzani; accusandolo di aver sottratto, in occasione di un'ispezione di due funzionari di Banca Centrale, oggetti di valore, custoditi all'interno dei locali del “Luxury Shopping Center” di Dogana, di cui Sinnot era stato amministratore. Stanzani, però, avrebbe semplicemente aperto l'immobile su incarico del proprietario, in quell'occasione; senza mai avere accesso ai locali. Secondo il Magistrato Inquirente, insomma, Sinnott l'avrebbe incolpato sapendolo innocente. Tutte le cose di valore – ha sottolineato il Procuratore del Fisco nella requisitoria – erano sparite una volta che la società, di colui che era definito il “Re del lusso”, non fu più operativa. Proposta allora una condanna ad 11 mesi di prigionia, con opposizione alla concessione della sospensione condizionale della pena, in relazione ad “alcuni recenti precedenti penali”. Di tutt'altro avviso l'Avvocato d'Ufficio, che ha sottolineato come – in questa vicenda – vi siano una serie di elementi sui quali non vi è certezza. E' stato poi ricordato come Sinnott avesse denunciato anche i due esponenti di BCSM; ma in quel caso si optò per l'archiviazione. “Anche per Stanzani – ha detto allora la Difesa – vale lo stesso”. Da qui la richiesta di assoluzione. Il Giudice Battaglino ha deciso infine per una condanna ad 8 mesi di prigionia. Di oggi anche la notizia di un rinvio a giudizio, per evasione fiscale, nei confronti del 70enne di Forlimpopoli Giuseppe Casadei. In qualità di amministratore della “E20 Engineering srl” di Dogana avrebbe emesso false fatture, rendendo dunque – ad avviso dell'Accusa – dichiarazioni non veritiere all'Ufficio Tributario. Le fatture nel mirino sarebbero state emesse dal 2015 al 2017, per un totale di oltre 3 milioni di euro.


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