Iniziato il processo Vatileaks2, per la prima volta alla sbarra anche due giornalisti italiani

Prima udienza del processo Vatileaks2: per la prima volta il tribunale vaticano processa due giornalisti italiani. Dalla prossima settimana udienza tutti i giorni: tempi brevi per la sentenza, si presume arrivi prima dell'avvio del Giubileo.

Subito un no alla richiesta di nullità del processo. Parte così Vatileaks2, che vede alla sbarra 5 imputati, monsignor Lucio Vallejo Balda, membro della Cosea, la commissione incaricata di fare ordine nelle finanze vaticane e da dove sarebbero usciti i documenti divenuti poi l'oggetto dei due libri pubblicati dai giornalisti italiani, un collaboratore di Balda, Nicola Maio, la consulente Francesca Chaouqui, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, autori di “Via Crucis” e “Avarizia”.
Per quest'ultimo “è un processo contro la libertà di stampa”.
Il tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Della Torre, al termine della prima udienza durata poco più di un'ora ha stabilito un fitto calendario da lunedì 30 novembre, tutti i giorni. Il primo ad essere ascoltato sarà monsignor Balda, tuttora in carcere, poi Francesca Chaouqui, che su Facebook, alla vigilia del processo, ha annunciato di essere incinta.
“Trovo questo processo ai giornalisti – ha detto Gianluigi Nuzzi, intervenuto poi alla sede della stampa estera – l'espressione di una Chiesa oscurantista che non riscontro in quel limpido messaggio di rivoluzione dolce che il Papa descrive ogni giorno. Non ho compiuto alcun reato – ha ribadito – ho solo svolto un'inchiesta. Nessuno degli imputati è accusato di furto”, ha aggiunto, riferendosi alle parole usate dallo stesso Papa, che aveva detto “il furto è reato”.
Nuzzi ha raccontato di aver saputo sabato di essere stato rinviato a giudizio, e di aver potuto sfogliare gli atti del processo solo alla prima udienza, senza però poterne avere copia.
Il Vaticano, in una nota, fa sapere che il Promotore di Giustizia ha precisato in udienza che non si intende calpestare la libertà di stampa, ma bisogna rispondere dell'attività svolta per ottenere notizie e documenti pubblicati.
Anche l'Associazione della Stampa Estera ha espresso preoccupazione per il processo ai due giornalisti, ricordando la libertà d'espressione tutelata nelle Dichiarazioni dei diritti dell'uomo, anche se le informazioni, ha aggiunto, “devono ottenersi in modo legale e legittimo”.

Francesca Biliotti

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