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Vicenda Sopaf. In manette i fratelli Magnoni, signori della finanza

9 mag 2014
Vicenda Sopaf. In manette i fratelli Magnoni, signori della finanzaVicenda Sopaf. In manette i fratelli Magnoni, signori della finanza, conosciuti anche sul Titano
Vicenda Sopaf. In manette i fratelli Magnoni, signori della finanza, conosciuti anche sul Titano - Avrebbero distratto 100 milioni di euro dal patrimonio della società. A San Marino i loro nomi resta...
La dinastia dei Magnoni agli arresti domiciliari, 20 giorni dopo la decisione - tutta sammarinese - di istituire una commissione di inchiesta per indagare sulle eventuali responsabilità politiche e amministrative nella vicenda Cassa di Risparmio-Sopaf-Delta. Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, e il figlio di quest'ultimo, Luca, sono stati arrestati dalla guardia di finanza in un'inchiesta che riguarda proprio la holding di partecipazione finanziaria Sopaf. I reati contestati dalla magistratura di Milano sono associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale. I finanzieri avrebbero accertato una distrazione di oltre 100 milioni di euro dal patrimonio della Sopaf, società in regime di concordato preventivo. I fratelli Magnoni – noti sul Titano per le trattative fra Cassa di Risparmio e Sopaf e il pagamento della famosa consulenza da 15 milioni di euro - sono personaggi di primo piano della finanza: Ruggero è stato vice presidente Europa di Lehman Brothers. Aldo Magnoni è stato l'ideatore dell'Oak Fund. Giorgio Magnoni e il figlio Luca sono rispettivamente amministratore delegato e consigliere della Sopaf. Proprio Giorgio Magnoni sarebbe stato il ''capo'' dell'associazione per delinquere, attiva tra il 2005 e il 2013, e avrebbe presieduto ''a tutte le attività illecite del gruppo coordinandone la strategia e stabilendo tempi e modi di attuazione delle operazioni'', mentre il fratello Ruggero avrebbe collaborato ''in particolare nella costruzione di operazioni finanziarie finalizzate al conseguimento di profitti illeciti''. Così nelle carte dell'inchiesta su Sopaf il pm di Milano Gaetano Ruta ricostruisce i ruoli di due dei tre fratelli. Aldo Magnoni, invece, era ''deputato a seguire le operazioni immobiliari, curava le attività connesse alla realizzazione di guadagni in pregiudizio delle controparti negoziali ed al loro occultamento''. Ruggero Magnoni, sempre secondo il pm, era ''formalmente privo di cariche sociali nel gruppo Sopaf, svolgeva un ruolo attivo quale amministratore di fatto, assistendo e collaborando in particolare nella costruzione di operazioni finanziarie finalizzate''. I Magnoni per portare all'estero i soldi delle truffe e delle appropriazioni indebite si sarebbero avvalsi "di gruppi criminali organizzati impegnati in attività criminali in più di uno Stato (localizzati almeno in Italia, Austria, Svizzera, Madeira, Lussemburgo, Isole Bermuda, Isole Mauritius) e rappresentati da soggetti dediti ad operazioni di riciclaggio-occultamento di denaro di provenienza illecita, attraverso strutture professionali e finanziarie tra loro collegate''. E rispondono anche di ''una truffa connessa ad un investimento immobiliare, ai danni della Cassa di Risparmio di Ferrara, con un illecito guadagno di 17 milioni di euro”. Arrestati anche Andrea Toschi e Alberto Ciamperoni. Toschi è stato amministratore delegato della società di gestione risparmio Adenium, controllata al 100 per cento da Sopaf. Alcuni degli indagati, attraverso la società Adenium, si sarebbero appropriati di fondi per oltre 50 milioni di euro della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e di 7 milioni di euro dell'Inpgi, istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani.

ST

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