4 filmissimi italianissimi in multisala riminese direttamente dal Festival di Venezia

4 filmissimi italianissimi in multisala riminese direttamente dal Festival di Venezia.
L'ultimo terrestre del cartoonist GIPI, opera prima sostenuta dal Ministero per l’alto interesse e valore culturale, è tratto dal libro di Giacomo Monti, “Nessuno mi farà male”; entrambi raccontano degli alieni per parlare di persone. Uomini, donne (mamme, mogli, amanti e femmine extraterresti/compagne aliene), trans e varia umanità malata, corrotta e disturbata. Protagonista Luca, uomo senza qualità perseguitato dalla figura materna, misogino all’osso, si ritrova con una matrigna aliena di un altro mondo a far da casalinga e badante al vecchio padre (interprete Herlitzka, il grande attore d’altri tempi, teatrale e comico, sarcastico come una smorfia d’arlecchino, maschera settecentesca stile Colombaioni/Fo).
Bel film con delle idee ben orchestrato e ironico a tal punto da rendere credibile l’invasione aliena con pochi trucchi, lattice e maschere, effetti speciali da commedia dell’arte, appunto.
Il vero Extra è il terrestre incapace di vivere ricorda Kafka, Fantozzi e Buster Keaton: forse anche l’italiano medio in fondo solo, soletto, alle prese con il count-down degli anni, giorni, minuti: la vita in spiccioli di ognuno. La piccola donna extraliena novità assoluta nel panorama fantascientifico del cine-carrozzone Italia è già un’idea grazie alla Fandango che ci crede producendo in 35mm color uno come Gian Alfonso Pacinotti.
Ruggine sempre tratto dal romanzo di Stefano Massaron ambientato nei casermoni milanesi anni settanta lo dobbiamo allo sforzo finanziario di Rai e Fandango (tanto per cambiare) in una sola copia portata a Rimini, via Bologna, dal buon Sivio, patron di 2 sale: verde e rosa, a Rimini; il signor Zanni forse ce la farà a indicarci la strada per Scialla! Anche a San Marino!? ‘st’inverno?
Il film intanto la sera va, lì, nei dintorni della stazione il cubo illuminato monta ancora le locandine e i manifesti in bella vista dell’opera di Daniele Guaglianone: l’istantanea stile kodak multicolor immortala il balbuziente nella vita, attorone, Fiilippo Timi, medico/pediatra/pedofilo nel gesto di usare bambine povere degli alloggi popolari scendendo da una fiammante e lucidissima mercedes nera sempre tirata a lustro dopo gli stupri dei corpicini : intorno solo polvere e ruggine odore di giochi sporchi di quartieri insanguinati…
Accorsi, la Solarino e Mastandrea, altri nomi eccellenti del nostro cinema stanno a impersonare 30 anni dopo i bimbi della storia segnati da quell’esperienza grama.
Le panoramiche mostrano bandiere granata del Toro appese alle finestre degli alveari e figurine di Pulici, Graziani, bomber del campionato 75/76 quello dello scudettone tanto per confondere le acque sembra l’interland torinese coi teròni dai tanti figli in strada come in periferia a Milano.
Terraferma di Crialese, invece, vuole essere pellicola siciliana anche nella recitazione dialettale fa il verso ai pescatori lampedusani ma è tutto una esterna e scene di mare girate tra Malta e Linosa senza nulla togliere al dramma ci guadagna il paesaggio, visto che sembra di sentire l’odore di salsedine delle scene. La terra Ferma è la Sicilia per i pescatori in cerca di un futuro dignitoso così per i profughi e gli sbarcati clandestini migranti la terra è l’approdo di Lampedusa a sua volta ancora lontana dalle coste italiane ma meta dei turisti transfuga dal continente in senso opposto.
La pellicola si basa sulla legge del mare scritta sulle onde: salvare e accogliere il naufrago dargli acqua e speranza a costo della vita: cosa facciamo noi coi boat-people nordafricani? E quando i pescatori non ci saranno più cosa faranno i turisti e i finanzieri?? Chi saranno i nuovi isolani???
POSCRITTO
La vedova d’un uomo di mare madre dell’ultimo giovanissimo pescatore ospita una fuggitiva etiope/somala ripescata al largo le partorisce tra le mani una bimba che si chiamerà Giulietta in suo onore: le due donne saranno legate per sempre oltre il destino.
Inoltre c’è Beppe Fiorello che smette di pescar pesci per catturare turisti e soldi facili.
Cose dell'altro mondo s’ispira a Un giorno senza messicani realizzato dagli americani. Tratta della scomparsa repentina di tutti gli immigrati al nord: una cittadina del nord-est tipo Treviso di colpo senza operai di colore e badanti, camerieri, colf e lavapiatti; via anche i bambini a scuola sui banchi. Cosa resta -del film- oltre al Diego nazionale nel panni di un improbabile venesiàn che fa il verso al Terruncièllo?! Un coniglio…

Il cinefago (fz)

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