Logo San Marino RTV

"Chuck" è una vita di S. King vista da M. Flanagan

THE LIFE OF CHUCK di Mike Flanagan tratto da Stephen King già presentato al TIFF è la prima visione sammarinese della settimana al Concordia per SAN MARINO CINEMA

di Francesco Zingrillo
10 ott 2025

Il film valorizza l'ordinario in un patto narrativo che fa ripensare la storia dalla fine a ritroso verso l'inizio: il presente, così, diventa futuribile e scansa il futuro prossimo venturo (funesto). Un invito a vivere nel valorizzare quel che abbiamo (la danza e la matematica contabile): epilogo cosmico. Nella cura di sé si nasconde la malattia. È un film in sottrazione e bisogna togliere e togliere per capirne l'essenza esattamente come nella vita fino al punto morte, poi... Il movie che ha un avvio 'affettato' viene completato dalla perfezione delle tre parti.

SINOSSI RAGIONATA post visione: La storia è divisa in tre atti e comincia dall'ultimo: una sorta di prologo nell'epilogo (originalissimo incip di chiusa). Un insegnante delle medie (Marty) vede la fine, appunto, in alcuni eventi catastrofici (calamità naturali e blocchi tecnologici) che dopo il confronto con ex moglie e infermiera (Felicia) dichiara come l'esaurirsi dell'universo. Sembra che l'apoteosi finale sia collegata a un giovane banchiere Charles 39enne “Chuck” Krantz, appunto. Probabilmente morirà di tumore al cervello (probabile, solo probabile..., causa) mentre i suoi (moglie e figlio che lo amano) guardano sparire le stelle e collassare il firmamento: buio o luce del nuovo inizio!? Parte prima: CHUCK bambino rimane tragicamente orfano e si convince a scuola di “contenere moltitudini” (un universo nella testa) come scrive Whitman nel CANTO DI ME. Ma cosa succede se muori? Pars intermedia (corpo centrale): 9 mesi prima di morire dopo una conferenza bancaria si mette a ballare esibendosi in piazza (Marty e Felicia c'erano già prima al ballo della scuola) con una ragazza e una batterista ambulante (suonatrice di strada): comincia ad avere mal di testa... ma ancora non lo sa il perché (forse il mondo è stato creato per quell'istante?): una cicatrice sulla mano del bambino gli permette di riconoscersi nelle visioni avute anche dal nonno materno (la “cupola” di casa è il topos dei segni e delle rivelazioni avute da entrambi).






Riproduzione riservata ©