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Eurovision, il bilancio del capo delegazione di San Marino: "È andata benissimo e malissimo"

Archiviata l'edizione 2022 si pensa alla prossima, ma con l'Ucraina in guerra non è certo che possa ospitare quella del 2023: le opzioni possibili

di Francesca Biliotti
16 mag 2022

La Kalush Orchestra ha vinto, soprattutto grazie al pubblico che gli ha assegnato 439 voti, eppure non è certo che sarà proprio l'Ucraina ad ospitare l'edizione numero 67 nel 2023, per tutto ciò che il Paese sta passando in queste settimane. Checché ne dica il presidente ucraino Zelensky, che vorrebbe accogliere l'evento, per la terza volta nella sua storia, a Mariupol, una delle città più martoriate da questa guerra. Gli stessi vincitori, dopo aver annunciato di voler mettere all'asta il premio vinto per dare fondi ad una organizzazione benefica che sostiene l'esercito ucraino, avevano risposto ad una domanda in merito: “Parleremo col presidente Zelensky, in questi giorni è impegnato con cose ben più importanti, ma per il prossimo anno so che gli ucraini sarebbero sicuramente felici di ospitare l'Europa, in una Ucraina magari anche più integrata e più felice”. Ma cosa accade se il Paese vincitore non vuole o non può effettivamente ospitare l'edizione successiva? Da regolamento, l'Ebu non fa cenno ad una procedura specifica in caso di rinuncia: la prassi è che si chieda ad altre televisioni nazionali, iniziando dalla seconda classificata, in questo caso il Regno Unito, e poi a scendere a Spagna e Svezia, o a coloro che manifestano disponibilità. Anche la Rai, forte del pieno di ascolti, 6 milioni 590 mila telespettatori anche sabato, pari al 41,9% dello share, si è subito messa a disposizione.

Nel video l'intervento in conferenza stampa di Kalush Orchestra, vincitori Eurovision 2022, e l'intervista a Alessandro Capicchioni, capo delegazione San Marino






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