
In un ex convento seicentesco riadattato al live musicale e visivo bolognese c'è la sound artist e poetessa Elvin Brandhi con “XONG COLLECTION-dischi d'artista” frutto di una residenza artistica, appunto. Una performance che si avvale di voci e registratore a cassetta, armonium, e oggetti sonori. Rimanipolazioni su nastro registrato, trascritto più volte: “incantesimo retrospettivo”. L'uscita del disco è su vinile bianco in copie a tiratura limitata marcate da uno stemma-talismano dipinto dall'artista. Elvin è un'esploratrice nomade che porta il suo vissutto nell'atto performativo cedendo arte. Brandhi è una giovane musicista dissidente d'origine gallese ma cittadina del tutto. Lei sa che dalle sonorità distorte e dissonanti si può spingere fuori la forma come in un parto (cesareo: necessariamente violento).