POLANSKY parla ancora di donne scrivendo sui fotogrammi

Crisi creativa e idea del doppio in letteratura e in certo qual mondo nell'arte figurativa e filmica. Temi che fanno pensare a “MISERY NON DEVE MORIRE” tratto da King in cui c'era un romanzo e la protagonista che lentamente si manifestava nel personaggio letterario 'divorandone' l'autore. Libro autobiografico e storie famigliari tragiche, solitudine frammista all'equivoco sensuale e sessuale ambigui: ecco gli ingredinti forti della sceneggiatura tratta dal best seller omonimo di DELPHINE DE VIGAN. Aleggia un oscuro segreto per tutta la pellicola come un'ombra durante la narrazione tra le due donne-specchio, che si scambiano ruoli e i caratteri, cioè le identità. L'uso della cinepresa in soggettiva visionaria fa poi il resto, con la direzione artistica, coinvolgendo chi guarda fino all'ultimo fotogramma come solo Roman Polansky da regista maledetto puo continuare a fare nel corso del tempo cinematografico rimasto...
fz

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