Prima nazionale, in Italia, dell’ultimo film di Pupi Avati "Una sconfinata giovinezza"

Il signore di mezz’età nato nel secolo scorso, ritratto in due fotografie d’epoca in bianco e nero, è il medico tedesco Aloisius alias Alois Alzheimer con famiglia e prole al seguito al momento della scoperta dell’omonima malattia. Un secondo attempato signore è invece il regista Pupi Avati, che della famigerata malattia, ha fatto un capolavoro filmico, famigliare: un dramma - a tratti ironico - dell’amore tra due coniugi ridotti, in piena maturità allo stato di eterni bambini, possiamo dire senza forzatura, grazie all’Alzheimer. Il terzo modesto incomodo, indiretto testimone del connubio clinico-cinematografico, è il cronista locale, che ha raccolto la testimonianza esclusiva dell’autore in quel del lago d’Iseo sponda bergamasca (cortoLovere Film Festival):- “al secondo tempo della seconda parte della vita ho voluto raccontare la malattia senile nonostante io sia, a 72 anni, sano come un pesce… di lago”.

Francesco Zingrillo

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