Svizzera, referendum "antifrontalieri": il punto a San Marino

Passa in Canton Ticino “Prima i nostri”. 58% dei sì per il referendum ribattezzato anche “antifrontalieri”. Alza la voce l'Italia. Lo fanno i governatori delle regioni confinanti, Maroni e Serracchiani; lo fa il ministro agli esteri Gentiloni che minaccia conseguenze se non si riseptterà la libera circolazione delle persone”. E rincara l'Europa, con il portavoce della Commissione Europea per cui “il referendum non faciliterà i negoziati tra UE e Svizzera”, ricordando come “le 4 libertà del mercato unico siano inseparabili”.
Ed è proprio sui rapporti con l'Europa che anche lo Csir – Comitato sindacale interregionale San Marino Marche Emilia-Romagna - imposta il suo commento il giorno dopo il voto alla proposta mossa dalla destra nazionalista UDC, con il sostegno della Lega dei Ticinesi.
“A San Marino – spiega il Presidente CSIR Ivan Toni – la proposta svizzera è già da tempo una prassi, nel procedere all'assunzione di frontalieri solo una volta verificato che non esistano professionalità analoghe disponibili in territorio”. Da un lato i numeri, con un calo consistente della forza lavoro transfrontaliera sul Titano, negli ultimi anni di crisi. Dall'altra, un confronto aperto con le segreterie di stato competenti, per porre correttivi e per garantire uguaglianza di diritti sul lavoro ai forensi. Fermato dalla crisi di governo, un dialogo che era a buon punto. Confronto proficuo con la segreteria alla sanità, per superare il mancato riconoscimento di strumenti di protezione sociale per chi, ad esempio, abbia un figlio o parenti invalidi. Armonizzazione delle normative fra diverse realtà territoriali, poi, che – aggiunge Toni – San Marino sarà chiamato a favorire in maniera naturale, in vista del processo di avvicinamento e dei negoziati di associazione all'UE. Problematiche su cui tornerà l'assemblea generale CSIR, prevista per la prima metà di ottobre.
Tornando al caso svizzero, sullo sfondo, Toni non nega il rammarico per un clima culturale e una “chiusura mentale che sta prendendo piede – dice – in tutta Europa. Sempre più si teme che chi viene da fuori possa portare via qualcosa, mentre in realtà rappresenta solo una ricchezza”.

AS

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