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La Cassa di Risparmio risponde agli attacchi

12 mag 2011
C’è una data spartiacque nella storia recente di Carisp, il 4 maggio 2009, quando vengono decapitati i vertici della banca per l’inchiesta di Forlì. La segna sulla lavagna il presidente Sibani, perché la storia recente dell’istituto è contraddistinta dalle vicissitudini del gruppo Delta. I risultati di due anni difficili sono nero su bianco nel bilancio 2010: un patrimonio dimezzato, e che si assesta a 295 milioni di euro, “anche se restiamo il primo istituto del paese”, dicono i vertici. Nel frattempo uno scudo fiscale che ha pesato per 1 miliardo e 400 milioni. Il passivo è di 155 milioni: “dovuti soprattuto agli accantonamenti per Delta”, dice Sibani, “che non sono perdite” precisa il vice direttore Pierluigi Martelli. John Mazza spiega come la Cassa abbia realizzato un argine a fronte di possibili fenomeni negativi, una stima prudenziale. L’esposizione su Delta è di 2 miliardi e 100 milioni, 975 milioni sono rientrati, resta da recuperare il resto. Per uscire dalle secche e ripartire. Saldare i debiti, 140 milioni con banca Centrale e ripartire. Vladimiro Renzi parla di una realtà che ha saputo gestire il patrimonio in tempi di vacche grasse e che ora attende a breve l’omologa per il piano Delta. Solo un velato accenno alle polemiche in consiglio. “Sono state dette cose non vere” dietro le affermazioni del consigliere Stolfi ci sarebbe per Sibani, un suggeritore bolognese. Il futuro parla al passato, la Carisp vuole tornare il riferimento per famiglie e operatori economici, come un tempo. Senza disdegnare l’estero, “ma le disposizioni correnti, dicono, non ce lo permettono” e il terremoto Delta ha lasciato il segno. La strada è il rafforzamento patrimoniale. Nel video l’intervista integrale a Leone Sibani

Giovanna Bartolucci

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