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Cis: dopo il no alla vendita, al vaglio le opzioni del "piano B"

CCR allargato e serie di incontri su proposte di Bcsm. Tra gli obiettivi sbloccare i conti dei correntisti e garantire i fondi pensione. Preoccupazioni di Anis e critiche al metodo da Osla e Ucs, escluse dal tavolo

di Monica Fabbri
11 lug 2019
Cis: dopo il no alla vendita, al vaglio le opzioni del "piano B"
Cis: dopo il no alla vendita, al vaglio le opzioni del "piano B"

Banca Centrale dice no all'offerta di acquisto di Banca Cis comunicandolo ufficialmente durante un Comitato per il Credito e il Risparmio allargato a politica, Anis, sindacati, Consiglio di Previdenza e ABS. Diniego che era nell'aria, ma che non è stato motivato. Nessuno, dei presenti, entra nel merito.

Scartata la vendita entra ora in gioco il “piano B”, vale a dire la procedura di risoluzione. Ed è proprio su questo che il CCR si sta confrontando.

Tre i principi che si vogliono perseguire: garantire i fondi pensione; sbloccare i conti dal 22 luglio, limitare il più possibile l’intervento economico dello Stato. Dall'incontro filtrano numeri più o meno noti. Il buco del Cis è di circa 120 milioni. Cifra alla quale potrebbero aggiungersi, in assenza di continuità aziendale, 86 milioni di credito d'imposta. Il piano d'azione vede, al primo punto, l'eliminazione del deficit.

Nel confronto pomeridiano fra Bcsm, Governo, Consiglio di Previdenza e Abs, possibili opzioni da condividere. Per dare immediata liquidità ai correntisti entro i 100 mila euro Banca Centrale avrebbe posto sul tavolo lo spacchettamento di attivi e passivi per 85 milioni. Le banche chiedono attivi buoni e garanzie.

Riguardo ai Fondi pensione – garantiti dallo Stato – sarebbe arrivata da Via del Voltone la proposta di immetterli in una società pubblica con 100 milioni di Npl già svalutati dal Commissario.

Mentre si ragiona su come intervenire, ANIS anticipa che non accetterà una soluzione a spese di imprese e lavoratori “con la prospettiva di ulteriore debito pubblico, che cadrebbe sempre sulle loro spalle”. Chiede “un piano di rientro serio e credibile e soprattutto un progetto di rilancio dell’intero settore bancario, che ancora non c’è”. Condizione essenziale – aggiunge - affinché tutti i soggetti coinvolti mettano a disposizione le proprie risorse o quelle gestite per conto di imprese e lavoratori. Gli industriali rimarcano i ritardi e temono che lavorando in emergenza, a pochi giorni dalla scadenza del blocco dei pagamenti, qualsiasi scelta risenta dell’urgenza.

Anche Osla chiede che non sia la collettività a pagare per i dissesti bancari e vuole sapere chi o cosa stia bloccando il Memorandum di Intesa con Banca d’Italia. Gli Imprenditori si uniscono all'Unione Consumatori nelle critiche al metodo, per essere stati esclusi dal confronto sul Cis, nel timore che le decisioni che riguardano i correntisti, ricadano su tutti i settori dell’economia.

La partita sul Cis resta aperta in cerca di una soluzione condivisa, mentre si attendono le motivazioni di Banca Centrale circa la decisione di oggi.


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