Logo San Marino RTV

Crisi, la Bce porta i tassi di interesse al 2%

16 gen 2009
Euro
Euro
La Bce ha tagliato il costo del denaro di mezzo punto portando il tasso principale di Eurolandia dal 2,50% al 2%, minimo storico segnato il 5 giugno del 2003. Una decisione attesa da un mercato azionario che attende di risalire e dimenticare uno tra gli anni più neri vissuto nella storia delle Borse mondiali.
Le perdite, nelle piazze finanziarie del vecchio continente, hanno toccato i 4mila miliardi di euro, una somma pari a quasi tre volte il Pil dell'Italia nel 2007. Nei libri di storia non c’è traccia di un impatto così devastante e duraturo mentre il Fondo Monetario Internazionale prevede un ulteriore peggioramento della crisi e l’intensificarsi della recessione in Europa.
Tutto è cominciato nell'estate di un anno fa, con la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti. Il crollo ha dilagato nell’intero mondo finanziario fino ad incidere sull'economia reale causando una simultanea recessione in Europa, Stati Uniti e Giappone. Nell’ultimo semestre del 2008 le Borse e gli investitori hanno pagato un prezzo altissimo. Un piccolo barlume di speranza si è registrato solo a dicembre. 19 dei 21 listini dei mercati emergenti e 22 dei 25 di quelli sviluppati, hanno chiuso il mese in positivo. Ma è stata una goccia in un mare di perdite che farà ricordare il 2008 come un anno da incubo, segnato dal crac di Lehman Broters, dalla maxi-truffa dall'ex presidente del Nasdaq, Bernard Madoff, dal massiccio intervento di Stati e banche centrali a sostegno dell'economia.
“Bisognerà aspettare la fine del 2009 per vedere un'eventuale ripresa dell'economia europea” dice il Fondo Monetario. Ed è bastata questa previsione per mandare in affanno le Borse europee che continuano a pagare le conseguenze di perdite a due cifre con punte del 32% a Londra e di oltre il 60% negli indici cinesi. Le uniche mosche bianche hanno nomi esotici, Ghana, Tunisia, Ecuador, mercati poco battuti dagli investitori globali.

Myriam Simoncini

Riproduzione riservata ©