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CSU: "Criteri di accesso da modificare. Chiesto incontro ai Segretari Finanze e Lavoro"

Intanto l'Usl interviene sul fenomeno del mobbing lavorativo: “Servono più strumenti di tutela e prevenzione”

14 ott 2020

“I criteri di accesso al reddito minimo famigliare, intervento di sostegno ai cittadini in difficoltà a seguito degli effetti del periodo Covid, sono da rivedere sostanzialmente, in quanto finora ne hanno beneficiato solo una ristretta cerchia di persone”. Così la Centrale Sindacale Unitaria: conti alla mano, il sindacato evidenzia il fatto che “molti cittadini e nuclei famigliari si sono visti bocciare la domanda pur versando tuttora in condizioni di difficoltà economica”. Di qui la richiesta di un incontro ai Segretari di Stato alle Finanze e al Lavoro per valutare modifiche al decreto legge n.63 del 21 aprile scorso. Per le Confederazioni sindacali occorrerebbe infatti esaminare il numero delle richieste di accesso a questo intervento di sostegno, sia quelle accolte sia quelle respinte, con l'obiettivo di modificarne i parametri e permettere così ad un numero maggiore di persone che ne hanno realmente necessità di poterne usufruire”.

Sul fronte lavoro, USL richiama invece l'attenzione sul mobbing, dopo aver partecipato ad un seminario di criminologia organizzato dall’Università di San Marino. “Un fenomeno che si configura in casistiche molto variegate dove l’inquadramento fornito dall’attuale giurisprudenza – si è detto - non è di esaustivo supporto per poter affrontare e risolvere al meglio la questione. “Ad oggi – evidenzia il sindacato - risulta, dopo oltre 12 anni dall’entrata in vigore della legge in materia, che nessuna donna a San Marino abbia sporto querela”. Alla luce di ciò, il mobbing per l'Unione Sammarinese Lavoratori dovrebbe essere analizzato nella sua interezza, e non solo circoscritto alla violenza di genere. Va integrato in sostanza sotto un profilo preventivo cioè meglio disciplinato come normativa sulla tutela dei rischi dei lavoratori sul luogo di lavoro. Questo, - concludono - partendo dalla contrattazione collettiva e dall’introduzione di “codici di buone prassi” e da accordi specifici aziendali, nei quali siano contenute delle indicazioni di comportamenti considerati illegittimi. L'auspicio è che la tematica venga presto approfondita e regolamentata”.


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