CSU: fotografia di una crisi senza via d'uscita

L'emorragia occupazionale che non accenna a diminuire, anzi peggiora, con l'aggravante dell'assenza di un piano di sviluppo capace di far ripartire il Paese. E' la Centrale Sindacale Unitaria a lanciare ancora un grido d'allarme, con tanto di dati a fotografare una situazione mutata in negativo negli ultimi sei anni. Si va dai 400-500 disoccupati pre-crisi, agli oltre mille senza lavoro nel 2012, fino al drastico aumento nell'ultimo biennio in cui si è passati dai 1.493 disoccupati totali del 2013 ai 1.596 dello scorso anno. In termini percentuali – fa poi notare il sindacato – il tasso di disoccupazione è schizzato dal 3,62% al 9,81% (cifre, queste, riportate recentemente dal Bollettino di statistica relativo al quarto trimestre 2014). A soffrire maggiormente il settore privato, con il numero degli occupati che si è via via assottigliato fino ad arrivare agli attuali 14.360, incluso un taglio secco della forza lavoro frontaliera del 22,27%. A ciò si aggiunge la costante moria di aziende. Un terremoto economico-occupazionale che si rispecchia nelle cifre delle vertenze seguite dalle Federazioni Industria e Servizi: dal 2008, sono infatti 1.340 le richieste di riduzione di personale, con 3.580 lavoratori interessati; costante l'andamento dei licenziamenti, tra i 500 e i 700 annui. Cifre che per la CSU, dunque, parlano chiaro: l'inversione di tendenza attesa nel 2014 con i 600 nuovi posti di lavoro annunciati dal Governo e rimasti per ora lettera morta, è stata disattesa, lasciando spazio solo ad un generale peggioramento della situazione. E ciò porta ad una considerazione finale: “E' evidente che il 2015 rappresenta un crinale per il Titano, eppure – conclude la Centrale Sindacale Unitaria – ancora stiamo aspettando un concreto piano di investimenti produttivi capaci di riaccendere i motori dell'economia e creare nuova occupazione”.

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