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CSU: "non è accettabile che il Governo rinunci a svolgere il proprio ruolo di tutela dei cittadini"

La CSU ha inviato questa mattina una lettera al Congresso, per chiedere sostegno ai cittadini in difficoltà e maggiore uniformità di trattamento tra lavoratori del pubblico e del privato. E anche Osla si rivolge alle Istituzioni

4 giu 2020

“L'impegno delle associazioni di volontariato è encomiabile”, “ma non è accettabile che lo Stato rinunci a svolgere il proprio ruolo di tutela dei cittadini”. E' uno dei punti chiave della lettera inviata al Governo dalla CSU, che raccoglie dunque il grido d'allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Caritas. Necessaria, ad avviso del sindacato, una revisione dell'impianto del reddito minimo famigliare, per offrire un sostegno a chi si trovi in difficoltà. Situazione aggravata, ovviamente, dagli effetti economici dell'emergenza sanitaria. E poi una serie di richieste nell'ottica di una maggiore uniformità di trattamento tra i lavoratori. A partire dal riconoscimento, ai dipendenti del settore privato, del trattamento economico previsto nel comparto pubblico per chi usufruisca della possibilità di assentarsi dal lavoro per accudire i figli. Così come l'aumento a 700 euro dell'importo minimo mensile, per chi si trovi in CIG. Somma che la CSU chiede venga riconosciuta anche a tutti coloro che abbiano perso il lavoro. E poi una serie di altre proposte; ad esempio riguardanti la fruizione dei riposi compensativi: tema particolarmente sentito – per ovvie ragioni - dagli operatori sanitari. Il sindacato si dichiara già disponibile ad un incontro con il Congresso di Stato.

Crisi che sta colpendo duramente anche il settore del commercio, con Osla che spinge per tornare alla liberalizzazione dei saldi. “Uno strumento in più – scrive - per affrontare i prossimi difficilissimi mesi”, ed essere più attrattivi anche oltreconfine. L'obiettivo è lasciare libero ogni negozio di stabilire le proprie politiche commerciali, senza preventiva comunicazione all'Ufficio attività economiche. In un primo momento, con il decreto 63, Osla aveva giudicato positivamente la liberalizzazione. Poi, però, scrive, “si è tornati indietro”. Da qui la richiesta di un confronto con le parti interessate per rivedere la normativa


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