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Debito pubblico e crisi banche: la CSU spinge per "un Paese unito" nelle scelte strategiche

4 dic 2020

Debito pubblico e crisi delle banche al centro della conferenza on-line di ieri sera su iniziativa della Centrale Sindacale Unitaria, che ha chiamato a raccolta politica e associazioni di categoria per dar vita ad un ampio confronto sulle possibili soluzioni per il rilancio e lo sviluppo del Paese. I contenuti del Documento CSU “Patto sociale per il futuro di San Marino” come base di partenza per la discussione. L'incontro via zoom si è aperto però con un richiamo alla Commissione Finanze, riunita fino a poco prima a Palazzo Pubblico, e che ha visto lo stesso Segretario Marco Gatti riferire in seduta segreta sul prestito ponte da 150 milioni di euro.

Nel rispetto del vincolo di riservatezza, lo stesso Gatti – ospite della serata - ha sostenuto che ci si sta muovendo verso quella che il Governo ritiene “la migliore scelta per strutturare il debito per San Marino ovvero la collocazione di un titolo di Stato che poi permetta di gestire il debito nel medio e lungo periodo”.

Dura replica di Nicola Renzi (RF) – anch'egli reduce dalla Commissione Finanze –: critico sulla seduta segreta, ha parlato invece di “decisioni drammatiche che possono ipotecare il futuro del Paese”.

Il sindacato rilancia da subito l'importanza della concertazione e della condivisione delle scelte su temi – dal prestito estero al bilancio previsionale dello Stato 2021 - che impattano sulla vita di tutti: primo passo, un mirato piano di risanamento delle banche, intervenendo con decisione anche sulle responsabilità dei dissesti che rappresentano la parte più consistente del buco che grava sulle spalle dello Stato. “Le banche – sostiene infatti Gianluca Montanari CDLS - devono tornare a produrre utili nel giro di poco. Occorre pertanto mettersi al lavoro per impostare un impianto di riforme necessarie. Occorre razionalizzare la spesa – ricorda - e va stabilita una tregua a livello politico per poter lavorare insieme”. L'inversione di tendenza da tanti auspicata si sostanzia dunque nel confronto, "nel lanciare al Paese - scandisce Giuliano Tamagnini (CSdL) un segnale di coesione".

Appello a restare uniti in questa sfida che arriva anche da William Vagnini dell'ANIS con un invito ad accelerare i tempi delle grandi riforme. Ribadita la richiesta di un progetto strategico per il Paese, che ponga al centro il superamento delle maggiori criticità. Sul nodo riforme, visioni contrapposte tra Gatti e Renzi: per l'uno va data precedenza alla necessaria liquidità per finanziare le riforme; per l'altro invece prima le riforme “per dare alla comunità internazionale le garanzie sulla capacità di San Marino di restituire i finanziamenti”.

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Luigi Sartini (USOT) chiede di mettere “una pietra sopra agli errori e orrori del passato” e di compiere “un salto culturale”, ripartendo dall'idea “di distribuire le seppur esigue risorse a disposizione ai settori in sofferenza, affinché possano sopravvivere”. Per Tamagnini, in linea col pensiero espresso dalle categorie, lo Stato non può trincerarsi “dietro alla scusa che non ci sono i soldi, vanno trovati ma non nasconde i propri dubbi sull'introduzione dei CCF o sull'intenzione di “cancellare il debito di Carisp – come indicato nel Bilancio - con l'emissione di titoli irredimibili. Misure come questa – osserva - non ci mettono in buona luce sul piano internazionale”. “Una valutazione, questa - replica però infine il Segretario Gatti - che spetta comunque all'FMI”.




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