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Diffuso dall’Istat il rapporto 2010 sullo stato del paese

23 mag 2011
7 milioni e mezzo di persone si sentono a rischio povertà. L’Italia riparte, ma con le lancette indietro di 10 anni. Di tanto si è arretrati per la crisi e la crescita, moderata, è la più bassa, per tasso, in tutta Europa: lo 0,2% contro una media dell’1,3%. Il 2010 dice addio alla recessione, ma solo a quella tecnica ed economica: ancora devastanti gli effetti sul piano sociale e sul mondo del lavoro.
In 2 anni 532mila occupati in meno. Più colpiti i giovani, fra i 15 e i 29 anni: mezzo milione senza occupazione. Sono 2 milioni – 1 su 5 – quelli che non solo non lavorano, ma neppure studiano. Chi invece lavora, vive la precarietà: 1 milione – il 30% - ha solo contratti a termine o collaborazioni. Su 2 milioni senza lavoro, allarma soprattutto il numero dei cosiddetti scoraggiati: un milione e mezzo ha addirittura rinunciato a cercare occupazione, mentre 500mila sono in attesa di risposta. Quadro nero anche per l’occupazione femminile: 800mila donne licenziate o messe in condizione di farlo a causa di una gravidanza. Il 15% delle donne smette volontariamente di lavorare dopo la nascita di un figlio. Cala al 9.1% la propensione al risparmio delle famiglie, che sono e si sentono sempre più povere. 7 milioni e mezzo di persone – 1 su 4 – sperimenta il rischio povertà ed esclusione sociale – per il 57% sono al sud. Oltre 1 milione e mezzo vive in gravi condizioni di deprivazione.

Annamaria Sirotti

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