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Una generazione "perduta", da Boeri (Inps) prospettive fosche per i 30enni

21 apr 2016
Tito Boeri
Tito Boeri
Nati nei ruggenti anni '80, fatti di yuppies, popstar dai capelli cotonati e ragazze cin-cin. Di quelle atmosfere, gli attuali 30enni conservano solo il ricordo: per loro si prevede un futuro molto meno roseo delle generazioni precedenti. Un avvenire basato, forse, sul lavoro precario e su una pensione che non arriverà mai.

“C'é il rischio di avere intere generazioni perdute all'interno del nostro Paese". A dirlo è il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a margine di un evento all'Università Cattolica. Il motivo? Secondo Boeri, in Italia i livelli di disoccupazione giovanile sono “assolutamente intollerabili”. Se non si lavora, non si versano i contributi, quindi il rischio è di ritrovarsi senza un sostegno economico una volta arrivata la vecchiaia. Per questo, il presidente dell'ente pensionistico italiano ha sottolineato la necessità di introdurre – in tempi stretti - una flessibilità in uscita nel sistema che, tradotto, vuol dire mandare in pensione prima le persone così da garantire un ricambio. Una sperimentazione è il part-time in uscita ed è una misura che “va studiata”, prosegue Boeri, aggiungendo che ”ci sono dei limiti di stanziamento, quindi in ogni caso non potranno esserci più di 30 mila lavoratori nel giro di 3 anni. Valuteremo la misura con estrema attenzione”.

A gennaio e febbraio 2016 sono stati stipulati 291.387 contratti a tempo indeterminato, comprese le trasformazioni. Le cessazioni – per lo stesso tipo di accordo – sono state 254.274. Il saldo è positivo: 37.113 unità. Ma il dato è peggiore rispetto ai primi due mesi 2015, per i quali il saldo dei nuovi contratti era di + 143.164. Tra le ragioni di questo risultato negativo (-74%) ci sarebbe la riduzione degli incentivi sui contratti stabili.

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