CONFERENZA CSDL

I dubbi sul prestito ponte: sindacato e politica a confronto

150 milioni di euro di prestito ponte, previsto dall'accordo con la multinazionale americana Cargill: per la CSdL l'operazione presenta “troppe ombre”: di qui una lunga serie di domande che il segretario generale Giuliano Tamagnini rivolge da subito agli esponenti della maggioranza per ottenere informazioni più puntuali sui tassi di interesse applicati, quale sia il piano di rientro previsto, quali garanzie siano state offerte da parte dello Stato e, non ultimo, quale sarà l'utilizzo delle risorse. Punta il dito sulla mancanza di trasparenza verso un passaggio quanto mai delicato e impattante sull'intero Paese, creando di fatto un grave deficit di democrazia. Meglio, per il sindacato, sarebbe stato rivolgersi al mercato interno per reperire risorse. “Ora – scandisce Tamagnini - ci ritroviamo nella condizione di pagare il debito con altro debito”.

Nessuna rivelazione particolare, Francesco Mussoni, Pdcs spiega semmai le ragioni di riservatezza del Governo, una scelta - ricorda -“a tutela del buon andamento e compimento dell'operazione”, comunicando tuttavia alcuni aspetti in sede di Commissione Finanze seppur in seduta segreta. “Ma questo non significa – rimarca – che si tratti di un segreto necessariamente negativo. L'autorizzazione concessa dalla Commissione di Controllo della Finanza Pubblica al finanziamento – aggiunge - fa poi dedurre che ci sia un rispetto almeno formale delle procedure, delle garanzie e degli interessi dello Stato”. A proposito di piano B, se la ricollocazione del titolo come già accaduto non andasse a buon fine, compromettendo quindi la restituzione del debito, “150 milioni, per Mussoni, sarebbero una somma reperibile a quel punto anche dal mercato interno”.
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Tuttavia, continua Gerardo Giovagnoli (NpR) - “disporre di risorse fresche esterne rappresenta comunque un toccasana per il sistema, anche se chiaramente dovranno essere restituite. Un passaggio però – avverte - che deve essere accompagnato sia dalle riforme sia da un riposizionamento internazionale del Paese”.

“Non è un contratto tra privati – obietta il segretario confederale Enzo Merlini, tornando sulla questine segretezza - qui si tratta di uno Stato che la prima volta contrae un debito estero e lo fa tenendo all'oscuro i propri cittadini, ciò è inaccettabile. In assenza di un Bilancio solido un Paese che che chiede finanziamenti si rende troppo vulnerabile rispetto al prestatore. Serve – precisa - un confronto preliminare per condividere anche che tipo di debito fare e come utilizzarlo. Questo non può più essere il Paese dei segreti”.

Netta opposizione anche da parte della minoranza: Matteo Ciacci (Libera) insiste sull'inopportunità di essersi rivolti ad una società finanziaria del Delaware, Stato offshore: “l'extrema ratio per non essere riusciti piazzare il titolo di Stato. Ora – sostiene – il Governo ha comprato un anno di tempo in attesa di ricollocarlo, ma lo ha fatto in maniera opaca ed onerosa”. “Il Governo ha messo il Paese nelle mani di qualcuno – sottolinea invece Nicola Renzi (RF) - per la sua incapacità di piazzare proprio i Titano bond”. E a proposito di fiducia verso l'operato del Governo, ritiene irrazionale “che dei Consiglieri votino un contratto senza neppure averlo visto”.

Su riforme e responsabilità, scintille tra Mussoni e Tamagnini, quando il capogruppo Dc ha invitato i sindacati a considerare di investire i fondi pensione all'esterno e in modo volutamente provocatorio ha detto di voler un sindacato che accetti la sfida di cambiare le cose, mettendosi in discussione. Risposta secca di Tamagnini: “Prima di prendersela con il sindacato, i pensionati e i lavoratori, - ha detto - Mussoni dovrebbe guardare all'operato del suo partito in 27 anni. Non si può sentire di non mettere i soldi dentro le banche sammarinesi quando si sa benissimo che senza quei danari il sistema non avrebbe retto. Così come non si può accettare la segretezza sul prestito Cargill. Invece di parlare del ruolo che il sindacato deve giocare nella concertazione, - conclude - mettetevi d'accordo voi su quale tipo di rapporto democratico volete avere con il Paese”.
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