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Miele: la siccità ha influito sulla produzione, ma non ha intaccato le vendite

10 set 2007
Rosetta Savelli
Rosetta Savelli
Quest’anno il raccolto è stato buono fino a metà giugno, dicono gli apicoltori, perché l’acacia è stata abbondante. Da luglio in poi la siccità ha avuto la meglio, e anche la produzione di miele ne ha risentito.
“Sono venute meno le fioriture di luglio – dice Gualtiero Stacchini, presidente della cooperativa apicoltori sammarinesi che conta 61 iscritti – quindi l’annata è stata scarsa”.
L’apicoltura è presente a San Marino da tempo immemorabile, le arnie presenti sul territorio, un migliaio circa che producono una media di 20-30 chili l’uno, danno origine al miele millefiori e ai mieli uniflorali di acacia, castagno, sulla e melata. Il miele di sulla proviene dal nettare di una leguminosa erbacea che cresce spontaneamente sulle pendici dei calanchi, una delle formazioni geomorfologiche più suggestive e caratteristiche del paesaggio sammarinese.
“Chi si intende di miele – continua Stacchini – viene a comprarlo da noi piccoli apicoltori, perché il raccolto è genuino e fresco, noi lo produciamo per noi e le nostre famiglie. Il miele che vendiamo è d’annata: difficilissimo che resti dall’anno precedente. Quello prodotto dalle grandi marche viene venduto perché più liquido, ma è trattato termicamente per essere così, ed ha almeno un anno di vita, quindi il prodotto ha perso alcune delle sue proprietà”.
A San Marino, così come in Italia, non c’è l’allarme scattato negli Stati Uniti, dove una misteriosa epidemia sta sterminando le api: si stima che il 50% sia già morto. “Non si sa da cosa sia causata – conclude Stacchini – se da avvelenamento o da pollini transgenici. Da noi non ci sono questi problemi, anche quest’anno abbiamo censito il solito migliaio di alveari, ciò vuol dire che se ne muore qualcuno viene rimpiazzato da altri. Le api italiane, così come le nostre, sono inoltre le migliori in quanto a produttività”.

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