Mobbing sui posti di lavoro, l'Usl: "si adotti una legge e si faccia luce"

Emerge il quadro di un lavoratore dipendente iper sensibile, che vive molto male gli inevitabili momenti di disagio e le altrettanto inevitabili critiche sul luogo di lavoro, qualificandole come vero e proprio mobbing. Ha un'età media di 45-50 anni, quindi al momento sono esclusi i giovani rampanti magari alla prima esperienza dopo anni di studi, senza grandi differenze di genere, il disagio colpisce uomini e donne, lavoratori del settore pubblico e di quello privato. La domanda è una sola: è vero mobbing o no? Gli psicologi che collaborano con l'Usl e rispondono alle richieste di aiuto giunte allo sportello, attivo ormai da quasi un anno, chiedono all'unanimità una legge che una volta per tutte stabilisca criteri precisi che qualifichino determinati atteggiamenti come mobbing, proprio per avere qualcosa di concreto cui fare riferimento. Il lavoro degli psicologi è delicato, coi loro colloqui cercano di capire quanto della personalità dei lavoratori influisca sul loro giudizio, se hanno insomma problematiche derivanti da questioni personali. Certo è che i caratteri più indifesi e più sensibili sono più a rischio e alcuni campanelli d'allarme non vanno presi sotto gamba. E spesso, concludono, manca anche il coraggio di parlare: al telefono sono giunte numerose richieste di aiuto, ma poi sono state molte meno le persone che hanno avuto la forza di presentarsi di persona.

Francesca Biliotti

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